CAPITOLO 8

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        UNA FIGURA INCAPPUCCIATA

Sono talmente scioccata che i disegni mi cadono per terra. Mi stropiccio gli occhi e li riguardo, ma la visione è sempre la stessa.

Nel primo disegno, la fiamme si muovono e giurerei di sentire il loro calore sulla mia pelle. Il secondo, invece, lo guardo e lo riguardo, ma non succede niente.

Allora decido di scartarlo e di concentrarmi sull' altro.

Le fiamme diminuiscono sempre di più, fin quando si spengono. Il corpo di mia zia diventa cenere, mentre il mio scompare. Sarebbe quello che è successo quella notte se non fosse per una figura nera e incappucciata.

Si trova in fondo alla stanza e guarda tutta la scena senza fare niente. Non riesco a vedergli il viso, ma mi viene ugualmente  la pelle d' oca. Quella figura mi trasmette inquietudine.

La campanella suona interrompendo il circolo dei miei pensieri e facendomi sobbalzare.

È già passata l' ora di pranzo?! Devo essere rimasta a guardare le immagini per un' infinità di tempo!

Decido di non andare a lezione, dirò di essere malata.

Solo quando sento la mia mano bruciare, abbasso di nuovo lo sguardo sul disegno.

Adesso basta!

Strappo il disegno in mille pezzi e poi faccio lo stesso con l' altro.

Scaravento l' album contro la porta e mi sdraio nel mio letto sbuffando.

Perché i fantasmi del passato continuano a cercarmi e a tormentarmi? Perché quando supero un ostacolo, ne arriva un altro? Ma chi voglio prendere in giro?! Non ho superato nessun ostacolo, la morte di zia Denise brucia ancora dentro di me come carboni ardenti. È per questo che mi sono immaginata tutto.
Ed è per la mancanza di Serena che il dolore viene amplificato.

Mi giro di nuovo verso quel che ne è rimasto dei disegni e vedo che sono normalissimi pezzi di carta strappati.

Mi mordo il labbro, non sapendo se scoppiare a piangere o a ridere per aver avuto paura di una visione inesistente.

Sto davvero impazzendo!

                        *****
All' ora di cena...

Qualcuno bussa alla porta e mi costringo a trascinare il mio corpo giù dal letto.

Ho già indosso il pigiama e, guardandomi allo specchio, noto che ho una bruttissima cera. Quasi non mi riconosco.

Non ci vorrà molto a fingere di essere malata.

Apro la porta e vedo il mio migliore amico che mi squadra da capo a piedi con sguardo preoccupato.

<<Sei malata?>> Mi chiede e io annuisco.

Lo invito a entrare perchè ho bisogno della compagnia di qualcuno.

Solo quando poggia una busta sul letto, noto che ha portato cibo per entrambi dalla mensa.

<<Grazie>> Gli sorrido e mordo un panino talmente veloce che quasi mi strozzo.

<<Fame, eh?>> Ride mentre apre un contenitore contenente dell' insalata e una cotoletta.

Prende un panino e ce li infila dentro, poi gli tira un morso.

<<Hai la febbre?>> Mi chiede ancora con la bocca piena e fa cadere dalla sua bocca un pezzo di panino masticato.

Sono costretta a girarmi dall' altra parte per non rischiare di vomitare.

<<Fai schifo>>  Gli dico.

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