CAPITOLO 19

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JESSY' S POV
IL RITORNO DEGLI INCUBI

Pace. Tranquillità.

Sono inebriata da un profumo dolce e avvolta da un calore che mi trasmette serenità. Mi sento protetta, al sicuro. Potrei affrontare il diavolo in persona senza temerlo.

Poi tutta quella sicurezza scompare.

Adesso ho paura. Ho freddo. È tutto buio e io sono sola nel bel mezzo del niente. Sono debole, potrei rompermi al minimo tocco.

Le mie braccia tremano e quando le guardo, credo di essere diventata bianca come il latte.

Sono piene di sangue.

Sono sicura che non sia il mio e non so se esserne sollevata o se temere il peggio.

Sento una sostanza scorrere lungo la mia schiena e vado nel panico.

Solo poco più tardi mi accorgo che è altro sangue, così mi tocco le spalle e capisco di indossare un giubbino non mio e che quel profumo di poco fa veniva da questo indumento.

Lo butto per terra e in poco tempo da nero diventa completamente rosso. Rosso sangue.

Più il sangue aumenta, più io impallidisco e mi salgono conati di vomito che faccio fatica a trattenere.

Prendo coraggio, chiudo gli occhi e inspiro l' aria pesantemente.

Cerco di pensare ad altro, ma non ci riesco.Sono troppo terrorizzata.

Proprio quando credo di star per vomitare, sento un urlo.

Un urlo atroce, agghiacciante, intriso di dolore. Sento la disperazione di chi ha urlato dentro di me, come se fosse la mia.

Poi, però, mi accorgo che è davvero la mia : SONO IO A URLARE.

Mi veglio ansimando, sono sudata e spaventata.

Ho la gola secca, devo assolutamente bere qualcosa.

I capelli si sono appiccicati al collo e il pigiama sembra soffocarmi, così sono costretta a togliermi la maglia e a rimanere in canottiera.

Qualcuno bussa alla mia porta, facendomi sobbalzare.

<<Jessy, tutto bene? Ti ho sentita urlare, cos'è successo?>> Chiede Jasmine e un secondo dopo, la sua chioma scura fa copolinea da dietro la porta.

Resta a guardarmi preoccupata, aspettando che parli, ma il dolore alla gola è talmente forte che mi impedisce di spicciare parola.

Mi limito a indicarmi la gola e con alcuni gesti cerco di spiegarle di portarmi dell' acqua.

Jas subito capisce e mi sorride, forse per farmi capire che lei è qui per me e che posso contare sul suo aiuto.

Quando chiude la porta alle sue spalle, il mio occhio cade sulla specchiera verde acqua.

C'è qualcosa lì sopra, ne sono più che sicura.

Mi alzo e stranamente mi trema tutto il corpo, ma dandomi un po' di forza riesco a raggiungere la mia specchiera.

Prendo in mano dei fogli e li guardo attentamente uno a uno.

Le mie gambe tremano senza sosta, sembrano non volersi fermare. Due secondi dopo cedono e mi ritrovo in ginocchio.

Lo sapevo, l' ho sempre pensato che questi fogli mi avrebbero tormentato per sempre.

Il capitolo si è riaperto.

*****
MANUEL' S POV
COME SONO ANDATE LE COSE
Ho appena spedito l' email più dolorosa, ma allo stesso tempo più sincera della mia vita.

Avrei potuto scrivere di più, esternare in modo maggiore i miei sentimenti, farle capire quanto lei sia importante per me. Ma non sarebbe bastato un libro intero per farglielo capire.

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