CAPITOLO 34

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DIFESA
Attorno a me tutto è un unico silenzio, ma mi basta sentire un ticchettio di un paio di tacchi in lontananza per allarmarmi.

Cancello la scritta alla lavagna più veloce della luce, mentre il ticchettio è sempre più vicino.

<<E tu saresti?>> La voce è abbastanza buffa e fastidosa come il verso di una cornacchia.

Girandomi, mi ritrovo a osservare una donna di mezz' età, grassottella e talmente bassa che con tutti i tacchi non supera il metro e sessanta.

Si muove nella mia direzione, ancheggiando e traballando, dando la sensazione che possa cadere da un momento all' altro.

Mi metterei a ridere se non rischiassi di finire nei guai.

<<Sono una nuova alunna e ho dimenticato un libro. >> Mi giustifico nascondendo il cancellino dietro la schiena.

Ho fatto giusto in tempo: sulla lavagna sono rimaste solo due lettere, è impossibile capire cosa c' era scritto un attimo fa.

<<Va bene, dai pure un' occhiata>> Mi concede oltrepassandomi.

Poso il cancellino sulla cattedra e ,con la coda dell' occhio, vedo l' insegnante tastarsi le tasche e sbuffare.

<<Ehm...>> Gioco con l' orlo della maglietta, mordendomi il labbro:<<Mi scusi, ma per caso conosce un certo Ryan...>>

<<Jackson? Oh, e chi non lo conosce! Non fa altro che dare fastidio e suscitare risse. Durante le mie ore di sostituzione si è fatto richiamare dal primo minuto fino all' ultimo>> Mi interrompe.

Insomma, è una specie di Sam 2...

<<Quel ragazzo meriterebbe proprio una lezione...>> Già, una lezione...

Ma non spetterebbe a me dargliela.

Ringrazio la professoressa e faccio per uscire dalla classe, quando lei mi chiede di fermarmi.

<<Ho dimenticato nella mia borsa la chiave dell' armadietto>> Indica l' oggetto al suo fianco con il pollice <<Potresti andare a prenderla? È completamente nera con due catenine ai lati. Dovrebbe trovarsi in palestra. Spero solo che nessuno l' abbia rubata, stanno facendo il progetto di educazione fisica, quindi è molto affollato il posto>>

<<È al piano inferiore, appena entrata, devi girare per il corridoio a destra>> Mi informa, anche se io già lo sapevo. Si siede dietro la scrivania e accende il suo computer portatile blu.

Annuisco e ,dopo aver sceso le scale, proseguo nella giusta direzione fino ad arrivare a una porta gigante.

All' interno, la palestra sembra essere più grande dell' intero orfanotrofio.

Anche se è la seconda volta che la vedo, rimango ugualmente impressionata.

Il pavimento e il soffitto sono di legno, color marroncino chiarissimo.

I muri sono tutti azzurri, tranne per un lato dove uno specchio si appoggia lungo tutta la parete.

La stanza è divisa in due; da una parte ci sono tutti gli attrezzi sportivi, tappeti e persino sacchi da boxe , dall' altra un uomo sta montando un canestro per il basket e in un angolino ci sono alcune corde e coni arancioni . In quest' ultima parte, sono riuniti un gruppo di ragazzi e ragazze vestiti con le tute di questa scuola. Le femmine hanno una coda di cavallo, mentre i maschi indossano una fascia grigia per tirare i capelli indietro.

Tra quell' ammasso di gente, riesco a scorgere un viso familiare.

Quello di Dafne.

È in ultima fila insieme a un paio di ragazze che, come lei, saltellano sul proprio posto e abbassano le spalle dei ragazzi avanti per cercare di sentire quello che sta dicendo la donna in mezzo a loro.

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