CAPITOLO 32

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                          VISITA
<<Cos'è questo?>> Max prende in mano il foglio di giornale con la fronte aggrottata.

In un gesto fulmineo cerco di strappargli l' oggetto dalle mani, ma lui si sposta e io urto l' armadietto dietro di lui.

È da una settimana che io e Max non ci parliamo e non ho voglia di ricominciare a farlo, specialmente se il primo discorso da affrontare sarà un litigio.

<<Cosa ci fai  tu con questo foglio?>> Sembra scioccato e...irritato, terribilmente irritato.

Perfetto!

<<L' ho trovato per caso>> Me lo riprendo e stranamente lui non reagisce. Continua ad avere la mano aperta come se stesse ancora mantenendo qualcosa. La bocca spalancata come se cercasse di parlarmi, ma non riuscisse a dare volume alle parole.

E stranamente preferirei che reagisca e si arrabbiasse. Questo suo atteggiamento non fa altro che far nascere in me un gran senso di colpa. Io mi arrabbierei sicuramente se qualcuno investigasse sul mio passato in questo modo.

<<Cosa sai di questa storia?>> Chiede in un sussurro.

<<Solo che tuo padre è...è venuto a mancare quattro anni fa e che tu sei...scappato>> Perché? Perché è scappato? Avrebbe dovuto essere il punto di riferimento della madre, la sua guida come lei lo è stata sicuramente per lui. E invece no. È scappato, lasciandola sola. Proprio non capisco.

<<Nient' altro?>> Continua a chiedere, senza muoversi dalla sua posizione.

<<C'è dell' altro?>> Rispondo con
un' altra domanda.

<<Niente che ti deve interessare>> Riprende il foglio dalle mie mani e lo strappa, formando una pioggia di coriandoli di carta bianca e nera.

<<Perché?>> Chiede.

Cosa?

<<Perché lo stai facendo?>> Proprio come se mi avesse letto nella mente, completa la frase in modo tranquillo. Non sembra proprio che un secondo fa stesse per esplodere.

<<Non lo so...>> Mormoro:<<...forse per aiutarti, perché con me l' hanno fatto e trovo giusto che lo facciano anche con te...>> Parlo piano, come se avessi paura di dire la cosa sbagliata:<<...o forse per semplice curios...>>

<<Per curiosità?!>> Mi interrompe alzando la voce.

Più parla a voce alta, più nella mia mente appaiono velocemente le immagini della settimana scorsa. Ma soprattutto le parole. Le parole taglienti e affilate come coltelli e proprio come se lo fossero davvero mi hanno provocato un forte dolore, come se mi avessero tagliata.

<<Non ho voglia di litigare di nuovo  con te e sentirmi dire quello che non ti ho permesso di dire la settimana scorsa. Sei stato stronzo e insensibile senza che io facessi niente, figuriamoci ora che hai un motivo>> Dico fredda e distaccata.

<<Adesso saresti tu la vittima? Dai troppo peso a delle parole che ho detto anneb...>>

<<Le parole possono essere la fonte più grande di dolore; a volte si preferisce uno schiaffo a un insulto, o un calcio a una presa in giro>> E io perché ho dato così tanta importanza a quelle parole? Io che ho avuto sofferenze più grandi che non hanno niente a che fare con insulti e robe varie? Speravo davvero che tra me e Max ci fosse qualcosa? Non lo so. Ci sono troppe cose che non so.

L' unica mia sicurezza in questo momento è che non ho voglia di continuare questa conversazione. Ho bisogno di cambiare aria perché ogni volta che sono con Max è come se lui se la prendesse e io mi ritrovo soffocata dalle pareti.

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