CAPITOLO 58

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SONO UN MOSTRO

<<Le mie scarpe nuove! Come hai potuto rompermele! Io ti squarcio il petto e vendo i tuoi organi su
Internet!>>

È da tre ore che vanno avanti così, io non li sopporto più!

La testa mi sta scoppiando già per altri motivi, adesso ci si mettono pure loro!

<<Era solo uno scher...>> La voce di Edward si trasforma in un grido di terrore disumano, raggelante.

Le luci si spengono.

Sento dei passi.

Più il rumore dei piedi sul pavimento si avvicina, più aumenta la velocità della frequenza nella mia mente.

Rivedo il viso di Max, quello di Manuel, la pozza di sangue attorno al giubbino, sento dei forti scoppi che sembrano inghiottire il cielo, due figure lontane che si prendono a pugni, le mie braccia colorate di rosso, lo squarcio nel petto, lo sconforto e il senso di vuoto che sono la cosa peggiore che abbia mai provato.

Uno scoppio.

Compare la stradina.

Due scoppi.

Il cielo si colora di giallo, verde e viola.

Tre scoppi.

Il pavimento diventa un liquido rosso.

Quattro scoppi.

Apro gli occhi.

Inspiro profondamente, guardandomi attorno.

Sono nella mia camera, o almeno credo. È completamente identica, ma allo stesso tempo completamente diversa.

Sulla parete ci sono i disegni dei miei sogni.

L' incendio.

L' ospedale.

La partenza in aereo.

La stradina persa nel buio.

L' ultimo foglio della fila è completamente vuoto, bianco.

È quando dei disegni cominciano a comparire su di esso, che mi rendo conto di star ancora dormendo.

Vedo il bianco scomparire, lasciando spazio a una struttura dalle mille finestre. Il tetto rosso e le pareti marroncine hanno un' aria familiare, li riconoscerei se non fossero appena caduti a pezzi.

Tutto sta scrollando, non solo il disegno, perfino la mia stanza e io.

Una scossa percorre la mia schiena e il pavimento. Dal muro si fa una crepa da cui esce una luce fortissima.

La luce del sole.

<<Jessy>> Una voce femminile mi chiama. Sentire la sua voce mi provoca lo stesso sollievo di un salvagente buttato in mare per evitare di farmi annegare.

Mi aggrappo a questa voce proprio come mi aggrapperei a quell' oggetto, sto evitando di perdermi nel mio incubo.

<<Jessy, svegliati>> Jasmine mi guarda tristemente.

<<Grazie Jas, non ne potevo più>>
L' abbraccio forte.

Sono a casa. Questa volta davvero.

<<Povera piccola, indifesa e ingenua Jessy>> La sua voce è strana.

Mi stacco e la guardo bene.

<<Tutto okay?>> Chiedo.

<<Io sì,sto benissimo. È per te che sono preoccupata. Non ti svegliavi più, eri in coma>>

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