CAPITOLO 4

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                      CHIAREZZE
Cammino con il cuore a mille in quella stanza bianca e  talmente piccola che quasi mi manca l' aria.

Tin. Tin. Tin. Tin.

Questo è il rumore che mi tormenta, che rischia di farmi esplodere il cervello mentre mi avvicino al letto.

La solita macchia sfocata è diventata più chiara. Fin da qui, riesco a identificare un corpo, i dolci lineamenti di un viso e.... ricci biondi.

Oh mio Dio!

<<Jessy...>> Una voce inizialmente lontana e poi sempre più vicina mi chiama.

<<Jessy...>>

Piano, piano apro gli occhi e trovo Manuel che mi fissa con un' aria preccupata.

<<È stato tutto un sogno?>> Chiedo.

Ma dove sono?

<<No, non è stato un sogno. Serena è svenuta e io e il professore l' abbiamo portata qui in infermeria. Tu ci hai raggiunto subito e dopo un po' ti sei addormentata>>

Solo ora che mi guardo attorno, capisco dove mi trovo.

Ho la testa appoggiata sulla spalla di Manuel  ed entrambi siamo seduti su delle sedie, davanti all' infermeria.

I secondi passano e io connetto tutto pezzo per pezzo...

La palestra, la corsa, Serena che sviene essendo priva di forze e...il sogno.

L' ho vista, l' ho vista! Adesso è tutto più chiaro : era Serena la persona sdraiata nel letto dell' ospedale.

<<Manuel,cos' ha Serena?>> Chiedo con voce tremante.

Lui mi accarezza i capelli in un gesto distratto e scrolla le spalle.

Per fortuna, poco tempo dopo, la porta dell' infermeria viene aperta e da essa esce una donna con il camice bianco.

<<La vostra amica si è svegliata, prego entrate>> Ci dice.

Io e Manuel balziamo in piedi ed entriamo.

Serena ci guarda con un espressione neutra, senza tralasciare nessuna emozione. Per la prima volta non so cosa pensare sul suo stato d' animo.

<<Hey...>> È l' unica cosa che riesco a sussurare.

Almeno io ho parlato, Manuel invece si guarda intorno spaesato e con la faccia da pesce lesso. Entrambi siamo molto a disagio.

<<Sembra che io stai per morire, cosa sono quelle facce?>> Dice Serena a mò di rimprovero.

Mi sforzo di sorridere e dò una gomitata a Manuel per farlo reagire in un qualche modo.

<<Scusaci è che eravamo molto preccupati per te. Cosa ti è successo?>> Chiedo.

<<È da un po' che mi sento stanca, senza forze, non so cos' abbia. L' infermiera ha detto di dovermi fare alcuni controlli per capirlo>> Risponde Riccioli d' oro.

<<Mi sembra logico! Non preccuparti, vedrai che non sarà niente di grave>> Dice Manuel, sorridendo per incoraggiarla.

Sembra già non essere più così in pensiero per la nostra amica. Credo sia normale perchè lui non ha fatto il mio stesso incubo, lui non ha visto Serena su un letto d' ospedale,  lui non teme che le accada una cosa del genere. Il problema è che lo temo io e che devo fingere di non aver fatto quel sogno per non far preccupare Riccioli d' oro.

<<Già...>> Sussurra Serena, ma non mi sembra molto sicura.

Forse se ieri ha avuto quella strana reazione quando gli ho parlato del mio sogno è perché anche lei sospettava che sul letto d' ospedale ci fosse lei.

Oddio! No, non voglio nemmeno pensarla lontana da me! Devo smetterla, devo convincermi che sia un sogno senza senso, dettato dalla paura di perdere la mia migliore amica.

<<Bella addormentata nel bosco?>> Mi richiama Manuel, tirandomi forte un braccio.

<<Cretino! Ma dove ce l' hai il cervello?>> Urlo, liberandomi.

Ahia! Mi ha fatto male!

<<Quello l' ha bruciato quando da piccola hai provato a piastargli i capelli>> Ride Serena, mentre Manuel mette il broncio come un bambino piccolo.

Mi ricordo benissimamente quel giorno! Manuel, io e Serena non volevamo andare a lezione e allora siamo rimasti nella stanza mia e di Riccioli d' oro.  Quando il mio amico si è addormentato, Serena l' ha truccato e io ho provato a piastrargli i capelli con la piastra , ma per poco non ho incendiato lui con tutto il letto.

Questo è solo uno dei cento guai che abbiamo combinato da piccoli e uno dei mille bei ricordi che abbiamo vissuto.

<<Oh, sì! È stato un giorno INDIMENTICABILE in tutti i sensi>> Dice Manuel guardandoci storto. È inutile dire che lui, appena sveglio, si sia arrabbiato e ce  lo abbia rinfacciato per settimane.

<<Già. Mi dispiace solo che l' odore di fumo ti abbia svegliato,  altrimenti ti avrei anche fatto l' album fotografico>> Dico e tutti scoppiamo a ridere, perfino Manuel.

<<Mi dispiace interrompere questo bel quadretto, ma credo sia meglio che voi due andate a lezione>>  Si intromette l' infermiera, indicandoci l' orologio.

Caspita! Sono già le 16: 30! Ma per quanto ho dormito?!

<<Sù, forza! L' infermiera ha ragione>> Dice Manuel spingendomi delicatamente fuori dalla stanza.

Camminiamo per un po' insieme, fino a quando siamo costretti a separarci per andare ognuno nella propria classe.

Prendo il necessario nel mio armadietto e vado nella classe di biologia e per fortuna il professor Black non c'è ancora.

Appena entro, vedo tutti i miei compagni impegnati a parlare tra di loro, ma quando mi vedono , iniziano a rivolgermi le loro mille domande.

<<Cos'è successo alla tua amica?>>

<<Come mai è svenuta?>>

<<Non è morta, vero?>>

<<Che brutta cera che aveva!>>

<<Ho sentito dire che qualcuno l' ha spinta e lei ha sbattuto con la testa per terra >>

<< A me hanno detto che è caduta davanti a tutti come un sacco di patate. Ma che aveva mangiato?>>

<<Basta!>> Esclamo sbattendo i miei libri sulla cattedra del prof.

<<Siete contenti, vero? Perché in questo modo avete un altro argomento su cui spettegolare. Beh, imparate a farvi gli affari vostri! Risponderò solo a chi è davvero preccupato per la mia amica, non a chi si annoia e ha voglia di nuovi pettegolezzi!>> Urlo quando tutti smettono di parlare.

E menomale che avevo detto di andare d' accordo con tutti!

Vado a sedermi nell' unico posto libero, mentre alcuni ragazzi mi rivolgono le loro scuse.

Forse ho esagerato, ma ho sempre odiato i pettegolezzi e le persone false che si fingono interessate di una cosa solo per fare bella figura.

<<Cavolo! Ma tra tante persone, proprio vicino a te dovevo capitare?>> Sento dire con voce disgustata.

Mi giro e trovo Cassandra che mi guarda come se fossi la cosa più brutta di tutto il pianeta Terra.

<<Stammi bene a sentire...>> Dice mentre si siede << Le regole sono queste : non guardarmi, non parlarmi, non toccarmi e non oltrepassare la mia parte del banco, se non vuoi trovarti in guai seri>>

Ma chi si crede di essere?!

Semplicemente mi giro e la ignoro.

Che giornataccia che sto avendo oggi! Prevedo un' ora moooolto lunga.

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