CAP. 69( UN PO' DI SVAGO)

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<<Smettila di persarci Jess, vedrai che non è niente di grave>> Cerca di tranquillizzarmi Max.

Ma non serve.

Cassandra è imbattibile. Riesce a tormentare una persona pure a chilometri e chilometri di distanza.

Ma stavolta non è stata la sua voce a inquietarmi. E forse- per la prima volta in vita mia -avrei preferito sentirla.

Chissà cosa le sarà successo...

Non riesco a immaginare niente in grado di abbatterla emotivamente o fisicamente. Nella sua vita non ha mai incontrato ostacoli che non abbia schiacciato. Almeno è quello che ho sempre pensato.

Il solo pensiero di vederla versare delle lacrime e chiudersi in una stanza da sola, mi sembra ridicolo tanto quanto Edward che recita una poesia decente a Linda.

È più probabile che sia stata lei a fare qualcosa, o magari che abbia mentito a tutto l' orfanotrofio. È proprio da lei mentire per attirare l' attenzione su se stessa.

È come una di quelle ragazze viziate che vogliono averla sempre vinta e guardano con aria di superiorità chiunque si vesti male o abbia difetti fisici.  Oppure è come una di quelle ragazze che non hanno ricevuto affetto e credono che comandare e gioire per le disgrazie altrui sia
l' unica soddisfazione della propria vita.

A quale assomiglia di più Cassandra? A una persona che è stata privata
dell' affetto, o a una persona che si è voluta privare dell' affetto?

Credo che sulla risposta di questa domanda si basi la vita di Cassandra e tutto quello che ne è venuto a seguire.

<<Non lo so. Spero che tu abbia ragione>> Rispondo, posando lo zaino sul divano.

Siamo a casa Anderson. Io e lui.

E non è perché all' improvviso a Max piaccia questo posto, ma perché non c'è nessuno oltre noi.

<<Non ho neanche chiesto il nuovo numero della preside>> Sbuffo.

Ho richiamato più volte, ma non ho ottenuto nessuna risposta.

Mi chiedo se la linea sia caduta di proposito o se sia stato tutto una messinscena ideata da Cassandra.

<<Smettiamola con questi pensieri una volta per tutte. Almeno oggi rilassiamoci>> Max mi abbraccia da dietro la schiena e mi lascia teneri baci sul collo.

<<Che facciamo?>> Chiedo, lasciandomi cullare dal calore delle sue muscolose braccia.

<<Un giretto in città>>

                        ******
È bello passeggiare per le strade di Oxford mano nella mano, come se entrambi fossimo persone normali con problemi normali, circondati da cose normali.

Per una volta ero così presa da me stessa e dalla mia voglia di passare una giornata tranquilla, che solo ora noto le occhiate che mi lancia la gente.

Mi ero dimenticata delle condizioni del mio viso, soprattutto perché Max mi sorride e mi guarda facendo finta di niente.

Non ha idea di quanto io gli sia grata per questo!

<< È stato costretto a rubare dei sacchi di spazzatura per non andare in giro nudo>> Max mi racconta dello scherzo che alcuni ragazzi hanno fatto a Simon il primo d' aprile.

<<Povero! E tu cos' hai fatto?>> Chiedo mentre lui si siede sulla panchina.

Picchietta le mani sulle sue ginocchia per farmici sedere sopra.

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