CAPITOLO 50

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       COME FRUTTO DI UN SOGNO
Manuel.

Questo nome una volta bastava per farmi sorridere, ora invece serve solo a far crescere in me una grande paura.

La paura di perderlo.

Molti penserebbero che l' ho già perso, ma lui è come un fratello. E i fratelli rimangono sempre. Rimangono impressi nella mente, nel cuore, nell' anima. Il loro ricordo è indelebile, come marchiato col fuoco sulla pelle.

L' unica differenza è che non brucia, ma splende. La consapevolezza che nonostante tutto esiste ancora quel legame così forte, è come attraversare un tunnel buio. Non ti arrendi solo perché sai che ad aspettarti c'è la luce del sole.

Non ho  più messaggiato con Manuel, non ho più sentito la sua voce, ma i ricordi sono talmente realistici e vivi dentro di me, che mi sembra di averlo visto ieri.

Mi sento così in colpa! Ho davvero fatto bene ad allontanarlo perché me l' ha chiesto? Sarebbe stato meglio lottare per fargli cambiare idea?

Cerco di ignorare la fastidiosa e odiosa idea che se al posto suo ci fosse stato Max, non sarei riuscita a esaudire le sue richieste.

E per quanto riguarda quegli uomini? Chi sono? Cosa vogliono da me? Troppe domande, troppe incertezze, nessuna sicurezza.

<<Jessy, tesoro?>> Marta mi sventola una mano davanti al viso.

<<Gli altri sono già in macchina>> Mi dice, mentre con la coda dell' occhio osservo Luisa sparecchiare la tavola.

<<Non hai mangiato niente>> Mi fa notare la domestica.

<<Non ho molta fame, scusami Luisa, resti sempre la mia cuoca preferita>> Attivo la modalità leccaculo e afferro lo zaino sotto la mia sedia.

<<Non preoccuparti per gli orf... per i tuoi amici...>> Marta cerca di correggersi il più velocemente possibile, avendo finalmente capito quanto a me dia fastidio la parola
" orfano".

La gente ne parla come se fossero diversi da loro, come se non fossero persone.

<<Matilde avrà già chiamato la polizia e la faccenda si risolverà a breve. Fidati della parola di un avvocato>> Mi fa un occhiolino.

<<Ieri ammetto che ero molto turbata, ma lo ero per te. Ora, invece , ho capito che non ho motivo di esserlo nè per i ragazzi dell' orfanotrofio, nè per te>>

<<Marta non mi mentire. Se è una faccenda di così poca importanza che già non ti preoccupa più, non mi avresti fatto vedere quella foto sapendo che mi avrebbe spaventata>> Mi aggiusto meglio lo zaino sulla spalla, mentre lei sorseggia un altro po' della sua tazza di cappuccino.

<<Si tratta pur sempre di stalking e  infrazione in un istituto pubblico , non è da sottovalutare, ma voglio credere che siano solo una montatura e che appena viene messa in mezzo la polizia, se ne vadano così come sono arrivati. Per quanto riguarda te, solo Matilde sa dove sei e non parlerà. Charly la conosce da molto, è una di cui ci si può fidare>>

Annuisco e ammetto di essere un po' più sollevata rispetto a qualche secondo fa.

Senza dire nient' altro, mi incammino verso l' auto di Charly.

Sono talmente pensierosa che vado a sbattere contro la schiena di Tracy e per poco non cado a terra.

<<Jessy, ti va di venire in macchina con me? Devo dirti una cosa>> Mi scongiura con lo sguardo.

<<Certo. Charly!>> Urlo e quando lui mi vede gli faccio cenno di andare con Tracy.

<<Vieni>> La rossa mi prende per mano e mi trascina letteralmente dentro la sua auto.

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