Bondings

Jona. Lapsus

Domenica 1 luglio

Se avessi dovuto fare un resoconto della serata in quell'esatto momento, avrei confermato che non era stata delle migliori.

Sì, c'erano parecchi personaggi di spicco lì dentro, le mie foto non erano passate inosservata esattamente per chi volevo non lo fossero, lavorativamente parlando. Ma mi sembrava di essere fuori posto, anche se il tutto era incentrato su di me.
Gente costruita che mi ronzava intorno solo per darsi un tono e se c'era una cosa che avevo capito, era che tutto sommato non amavo stare al centro dell'attenzione.

Certo c'erano stati anche momenti piacevoli, come la vista dell'enigmatica Arleen, col suo sguardo altero e con quel tocco di semplicità che la illuminava in modo naturale. Sentivo la chimica che c'era tra noi ma probabilmente era solo una mia mera illusione, dato il tentativo patetico di corteggiarla e il ritrovarla qualche istante dopo, tra le braccia del caro Matthew.

Eh sì, l'avevo seguita come un cagnolino, non so, c'era qualcosa in quella donna che mi spingeva a correrle dietro. Mi sentivo uno stupido ad ammetterlo.
Probabilmente volevamo la stessa cosa ma non la volevamo allo stesso modo, ed ero sicuro che nessuno dei due avrebbe ceduto.

Ma la serata era andata avanti anche troppo velocemente, tanto da non accorgermi del tiro mancino di quel cazzo di figlio di puttana, Christopher.
Aveva mandato il bel faccino dell'autrice a iniziare il lavoro per lui, per darmi la botta finale alla mia conferenza stampa. Ero stato incastrato, in un modo tanto infantile quanto assurdo. E ora che la notizia sarebbe finita su tutti i giornali, i notiziari e i blog locali, non avrei in alcun modo potuto tirami indietro.

Risposi a tutte le fastidiose domande su quella nuova collaborazione e attesi che qualche ora dopo la sala si svuotasse. Mi portai all'uscita dalla parte posteriore, in modo da non avere nessuno altro con cui interloquire. Respirai di nuovo, come se finalmente avessero riaperto la mia indistruttibile gabbia. Portai una Marlboro alle labbra e accesi il fuoco, ripetei il gesto un paio di volte ma nulla. Assurdo.

«Ecco perchè insistevi tanto.»

La sua mano era tesa e dal suo accendino una piccola fiammella, attendeva in movimento il tocco del tabacco. Mi voltai a guardarla e rimasi basito da quanto fosse meravigliosamente diversa alla luce della luna.

«La piccola Picasso, a cosa devo l'onore?»

«Mi hanno praticamente trascinata.» Si portò le sue lunghe onde dietro un orecchio. «Non ti facevo un tipo da mostre, sai.»

«Nemmeno io ma penso che la bellezza vada condivisa.»

Incrociò le braccia accompagnando la sigaretta alle labbra. «Oh ma dai! Io non ci trovo nulla di spettacolare in scatti pornografici.»

La ciliegina della serata. Risi, dapprima piano poi diedi un tono alla mia ilarità. «Davvero?! Porno?»
Mi stava indisponendo quella ragazzina. Non aveva capito e glielo avrei mostrato.

Gettai ai piedi la cicca e mi avvicinai lentamente a lei. Il paglino del suo vestito faceva risaltare ancora di più lo smeraldo dei suoi occhi, aveva l'aria da ingenua ma artigli pronti a graffiarti al primo passo falso.
Le sue gambe si portarono indietro al contrario delle mie, sembrava quasi danzassimo per quanto fossimo sincronizzati.

«Sai dirmi cosa c'è di meglio di un corpo?» sussurrai guardandola dritta in faccia. «Il corpo sa tutto e non è capace di nascondere nulla» insistei portandola ancora di qualche passo indietro. «In questo momento, ad esempio, i tuoi battiti sono accelerati, i tuoi occhi si chiedono il perchè e sono quasi certo...» Era attaccata alle pietre secolari di quell'edificio, col fiato corto e le mie mani intorno alla sua testa; mi soffermai sulle sue labbra semiaperte e dovetti trovare tutta la padronanza possibile. «...che qualcosa lì sotto sta pulsando incontrollatamente.»