Kat. Un nuovo inizio

256 27 2
                                    

Venerdì 20 luglio sera

Accecata e distrutta dalla notizia ricevuta da Jona non vidi altra soluzione se non rassegnarmi al fatto che non mi avrebbe seguito, che nessuno lo avrebbe fatto e che adesso era il caso di non dipendere da qualcuno.

Avevo comprato di biglietti aerei per cercare la persona di cui parlava Emile nella sua lettera, poi venivo a scoprire di punto in bianco che quella persona era sempre stata al mio fianco.

Mio fratello si era sempre fatto in quattro per trovare la persona capace di proteggermi, l’aveva cercata in lungo e in largo quando aveva capito che Gonçalo non era più adatto a quel compito, quando aveva capito che lui stesso non avrebbe potuto più prendersi cura di me perché sentiva la morte vicina.

Il destino gli aveva messo sul cammino Jona, il mio angelo custode.

Lo avevo conosciuto per caso e in circostanze quasi ostili, per poi ritrovarmelo costantemente incastrato nella mia vita.

Credevo fosse una persona qualunque, un ragazzo di passaggio eppure avevo sentito qualcosa di strano agitarsi nello stomaco quando mi ritrovavo in sua presenza. Non era la stessa sensazione che avevo provato per anni con Gonçalo, era qualcosa di più. Faceva male, ma allo stesso tempo era piacevole, di sollievo.

Sì, avevo recitato la parte della stronza pazzoide denunciandolo, ma in cuor mio sapevo che non volevo assolutamente fargli del male.

Era come quando da bambina smettevo di parlare a mio fratello per chissà quale capriccio: non gli parlavo per giorni, ma sapevo che non avrei mai potuto stare senza di lui. Mi bastava la sua presenza.

Con Jona capitava la stessa e identica cosa: gli facevo dal male, ma non riuscivo ad odiarlo o a tenerlo lontano. Sentivo una forza che mi attraeva a lui e che non potevo respingere in nessun modo.

Avevo sperato che portandogli quei biglietti, lui avrebbe capito quanto fosse importante per me, nonostante non fossi capace di dirlo a voce… ma si era rivelato un altro buco nell’acqua.

Non voleva partire, non voleva abbandonare tutto per me perché aveva tutto ciò che gli serviva… poi mi rivelava un tale segreto… ancora non riuscivo a crederci. La persona destinata alla mia protezione, aveva ritenuto inopportuno quel viaggio.

Lo era, visto il motivo principale per il quale volevo lasciare la città, ma non si rendeva conto che probabilmente quel viaggio voleva rappresentare qualcosa di molto più profondo di una semplice ricerca.

Dovevo solo aspettare.

Aspettare che lunedì giungesse, che il mio volo partisse e che tutto finisse.

Forse non avevo mai considerato seriamente la possibilità di partire e lasciare tutto, come se avessi ancora qualcosa di irrisolto sulle spalle, ma in quel momento mi sentivo più decisa che mai a ricominciare da zero.

Non era necessario cambiare identità per sentirsi migliore, bastava solo lasciarsi tutto alle spalle.

Panta rei, dicevano i greci Tutto scorre. E anche Jona sarebbe scivolato via dalla mia vita a malincuore.

Sarei stata capace quella volta di lasciare tutto davvero?

Non ebbi il tempo di rispondere a quella domanda che, non appena posai la mano sulla maniglia di casa verso sera, qualcuno mi bloccò i polsi dietro la schiena e mi tappò la bocca con una mano.

Non ero capace di riconoscere il mio aggressore essendo di spalle, ma tentai di agitarmi il meno possibile, cos’altro avevo da perdere?

«Signorina, la prego di non opporre resistenza, so solo eseguendo degli ordini. Potrei farle del male in caso contrario.»

BondingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora