Kat. Epilogo

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Un po' di vino cadde dal mio bicchiere sul legno scuro del balcone di casa nostra.

Non riuscivo a far nulla se non giocherellare con l'orlo del bicchiere e il vino rosso che volevo bere a tutti i costi.

Era stata un'altra delle nostre giornate stressanti, conclusasi con l'inaugurazione dell'ultima mostra di Jona e la mia firma su un nuovo contratto editoriale. Tutto stava andando nel migliore dei modi, ma la mia insaziabile e angosciosa esistenza continuava a vacillare, come quel vino rosso fra le mie mani.

E se ci fosse stato uno sbaglio?

Se avessi sbagliato qualcosa nel farlo?

Continuavo a torturarmi con le mie domande paranoiche, maggiormente accentuate dalle notizie che correvano veloci su tutto il nostro vecchio gruppo, se così poteva essere chiamato.

Ci sarebbero stati matrimoni, probabilmente nascite... qualcuno aveva imparato a camminare e qualcun altro era scomparso ma continuava a rimanere lì presente come un'ombra.

Non c'eravamo mai chiariti e dovevo ammettere che, in quel momento, la sua presenza e il suo conforto sarebbero stati d'aiuto. Ero certa che a sentire una cosa del genere, Gonçalo sarebbe rimasto prima paralizzato, poi mi avrebbe chiesto se lo stessi prendendo in giro e, probabilmente, mi avrebbe fatto ridere dicendo che avrebbe ammazzato Jona se non si fosse preso le sue responsabilità.

Ridacchiai fra me e me.

Mi mancava. Certi giorni più di altri, ma ero felice che anche lui avesse trovato la sua strada, seppur lontano da me e da tutto quello che un tempo ci aveva accomunato.

Bevvi un piccolo sorso nella speranza di non doverlo rigettare immediatamente.

Nonostante avessi ancora buoni rapporti con Veronika, Ryan, Iris... non avevo avuto il coraggio di confessare nulla sulla mia recente scoperta. Forse perché ancora non me ne ero fatta una ragione, perché non adoravo i cambiamenti.

Ma come poter nascondere una tale notizia? Come poter prendere una decisione definitiva, per me che ero abituata a scappare da tutti i bivi che mi venivano posti di fronte?

Quella era una cosa seria e, sarei stata capace di fare la scelta giusta?

Click.

Mi voltai stranita e quasi spaventata da quel suono, anche se sapevo perfettamente che era l'unica cosa che poteva tranquillizzarmi in ogni momento, l'unica cosa che mi poteva far sentire viva.

Jona, con la sua macchina fotografica sempre a portata di mano.

«Eri troppo bella per non immortalarti» si giustificò quasi con quel sorriso meravigliosamente dolce, mentre si sedeva accanto a me sul piccolo divano di vimini posizionato in modo tale da avere la visione perfetta di mare e cielo.

«Dici sempre così» lo canzonai ridendo mentre mi accoccolavo fra le sue braccia e lui mi sistemava la sua giacca addosso a mo' di lenzuolo.

«È sempre così» specificò lui posandomi un bacio sulla fronte e accarezzandomi i capelli.

«Bugiardo» protestai ridacchiano mentre mi godevo quel momento di relax a dir poco perfetto.

Solo io e lui. Di fronte alle onde scure e la notte illuminata da stelle che parevano più vicine del solito. La brezza leggera che ci accarezzava la pelle. Le sue mani che districavano i nodi fra i miei capelli e anche tutti quelli nei miei pensieri.

Poteva riuscire un uomo solo a far sentire tanto al sicuro una ragazza?

Sì, se si trattava di Jona e me.

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