Giovedì 28 giugno
«Ecco la lista; prendi quello che ho segnato e nient'altro. Capito? Stai alla larga dal reparto alcolici.»
Presi la lista della spesa con fare stizzito, gettando un'occhiataccia a mia sorella. «Non trattarmi come un bambino.»
«Devo, se ti comporti come tale.» Sunny ancheggiò via sulle sue gambe chilometriche evidenziate da cortissimi shorts inguinali. D'estate vestiva sempre come una poco di buono, cosa che mi faceva impazzire dal nervoso. Andava bene se potevo supervisionarla e tenere lontano da lei tutti i pervertiti, ma dato che Sunny aveva l'abitudine di girare così anche in tarda serata e da sola... beh, diciamo solo che avevo finito le unghie da mangiare.
Mentre azionavo la carrozzina e mi davo da fare per prendere tutto il necessario – Sunny aveva imparato a segnare solo gli alimenti che potevo trovare nei ripiani più bassi; era una lezione che avevamo appreso dopo vari momenti per me imbarazzanti – riandai con la mente al belloccio che si era presentato a casa nostra qualche giorno fa, il regista. Mia sorella mi aveva decantato le sue lodi non appena aveva chiuso la porta – dopo avermi strigliato per bene per averlo praticamente buttato fuori a calci. Ma se lo meritava. Flirtava con lei come se io non ci fossi nemmeno. Farabutto!
Diedi un'occhiata in giro. Sunny non si vedeva, e il paradiso era proprio dietro l'angolo.
Mi diressi nel reparto alcolici con un sogghigno. Non bevevo dalla sera prima e ne avevo una voglia matta. Purtroppo mia sorella si era fatta furba. Conosceva tutti i miei nascondigli e faceva sparire le bottiglie appena varcavano la soglia di casa. Avrei dovuto comprare una fiaschetta da tenere sempre con me se volevo sopravvivere a quella befana.
Gli occhi mi si illuminarono mentre contemplavo le bottiglie sfavillanti. Stavo per prenderne una quando qualcosa attrasse la mia attenzione. La corsia era deserta, fatta eccezione per una ragazza ferma davanti al frigorifero. Mi dava le spalle e non l'avrei neanche notata se non fosse stato per il giaccone maschile che la infagottava e le copriva le gambe nude. Di lei riuscivo solo a vedere il caschetto spettinato di capelli scuri e i tacchi altissimi che le slanciavano le caviglie sottili.
Non avrei saputo dire cosa mi avesse spinto a girarmi nel momento esatto in cui la ragazza stava nascondendo qualcosa sotto il giaccone. La vidi allungare una mano ornata di anelli e bracciali pacchiani verso il frigo. Una mano delicata e dalle dita lunghe, con le unghie smaltate di rosso cupo.
«Ehi!» Una guardia mi oltrepassò rapida e si avvicinò alla ragazza. «Cos'hai lì?»
La ragazza si voltò e in quel momento vidi il suo volto tumefatto, l'occhio gonfio e violaceo, il labbro spaccato, il taglio rosso sulla guancia, il naso deviato con tutta probabilità da un pugno. La guardia rimase spiazzata, combattuta tra il dovere di ordinarle di riporre la refurtiva e la compassione per quel viso martoriato.
Sapevo che alla fine avrebbe vinto il dovere.
Quindi, preso dal mio innato desiderio di combinare guai e di passarla liscia solo a causa del mio handicap, mossi la carrozzina verso lo scaffale degli alcolici, sbattendoci contro. Le bottiglie più in alto ondeggiarono e caddero a terra, frantumandosi e spargendo liquori ovunque.
Il chiasso fece girare immediatamente la guardia.
«Colpa mia» alzai le mani.
Per un attimo incrociai lo sguardo della ragazza e vidi i suoi occhi, nerissimi, profondi, tormentati. Poi si voltò e scappò, mentre la guardia correva verso di me. Era a disagio e imbarazzata. Non sapeva se sgridarmi o lasciar correre. Restò lì, come un ebete, per qualche secondo. Alla fine arrivò mia sorella a salvare la situazione.

STAI LEGGENDO
Bondings
ChickLitSiamo di nuovo noi, le pazze del Club della Frusta, con un nuovo progetto! Se vi aspettate di leggere una trama, resterete delusi: noi siamo le prime a non avere idea di quello che combineremo. Possiamo solo assicurarvi tanto sesso, quindi per chi a...