Giovedì 5 luglio, sera
Non staccai gli occhi dal telefono per tutta la serata ma Veronika non rispose a neanche uno dei miei messaggi. Dovetti trattenere l'impulso di scagliare quell'inutile aggeggio contro la parete, limitandomi ad inveire mentalmente contro quella ragazzina; per quale diavolo di motivo le avevo regalato un cellulare se poi non mi cagava neanche di striscio?!
Le ore passavano eterne ed io ero sempre più sulle spine. Anche mia sorella era fuori a bighellonare con la sua amica Emily e per la prima volta da un anno mi sentivo veramente solo. Il silenzio dell'appartamento mi inquietava; neanche quei programmi demenziali alla tv riuscivano a togliermi di dosso quell'assurda ansia.
Cercai di convincermi che Veronika era al sicuro, era con Ivanna, la matrigna di Kaylee nonché zia ritrovata della mia assistente. Assurdo... la mia vita si era trasformata in una soap opera senza che nemmeno notassi le telecamere sparse qua e là.
Non andai a letto fino a quando non sentii dei passi sulle scale del condominio. Mi raddrizzai sulla sedia e sfoderai il migliore dei miei sguardi da "padre incazzato nero perché la figlia ha violato il coprifuoco".
Veronika entrò di soppiatto, senza accendere la luce. Lo feci io, abbagliandola, e incrociai le braccia al petto. «Ti sembra l'ora di tornare a casa?»
Veronika si lasciò scappare un risolino, sfilandosi i tacchi alti. «Pensavo fossi già a letto. Mi hai aspettata, che carino.»
La osservai. Era bellissima fasciata in quell'abito nero, ma era un po' troppo scollata per i miei gusti. Chissà in quanti avevano pensato la stessa cosa, quella sera... Il decolleté di Veronika era in grado di cavare gli occhi del più casto degli uomini. E tu non ne hai ancora approfittato, sussurrò una vocina maligna nella mia testa.
La cacciai via e inquisii: «Perché non hai risposto ai miei messaggi?»
Veronika ripescò il telefonino dalla pochette, lo accese e fece spallucce. «Scusa, devo ancora abituarmi ad avere un cellulare, non ci ho fatto caso.»
Smettila di starle addosso, mi ordinò la vocina. Mi sforzai di controllare l'irritazione e di capire anche da cosa fosse causata. Ma la risposta era semplice: per la prima volta non avevo avuto Veronika tutta per me.
«Ti sei divertita?»
«Molto. Ritrovare Ivanna è stato...» sollevò gli occhi al cielo, e la vidi sorridere come una bambina a Natale, «siamo state benissimo, abbiamo parlato tutto il tempo, anche mentre mangiavamo, non c'è stato un singolo minuto di imbarazzante silenzio.»
Era chiaramente ancora emozionata per quella scoperta. Mossi la carrozzina in avanti. «Domani mi racconterai tutto di lei. È uno dei tuoi vestiti nuovi?»
«No, me l'ha regalato Kaylee.» Veronika mi fissò, strinse le palpebre e mi puntò contro l'indice. «Non ci provare.»
«Non ho detto nulla» risposi trattenendo un ghigno.
«So cosa stavi per ribattere: "lo vedi che alla fine non è così male?"» Veronika fece un versaccio ben poco femminile. «Finché ti sta lontana non avremo problemi, questo l'abbiamo chiarito.»
«Mi serviva proprio una guardia del corpo.» Andai verso la camera. «Ti aspetto a letto.»
Quando lei mi raggiunse, una mezz'ora dopo, aveva i capelli umidi e la pelle che sapeva di arancia e vaniglia. Un mix inebriante che, unito al fatto che indossava uno dei suoi nuovi completi di Victoria's Secret e che quella sera mi era dannatamente mancata, mi tolse ogni freno inibitore.
Probabilmente lei si accorse del mio sguardo acceso perché rallentò i movimenti che stava facendo per scivolare sotto le lenzuola. «Cosa c'è? Sono sporca di dentifricio?» chiese passandosi un dito sull'angolo delle labbra.
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Bondings
ChickLitSiamo di nuovo noi, le pazze del Club della Frusta, con un nuovo progetto! Se vi aspettate di leggere una trama, resterete delusi: noi siamo le prime a non avere idea di quello che combineremo. Possiamo solo assicurarvi tanto sesso, quindi per chi a...