Kaylee. Guai

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Giovedì 5 luglio

Seguii Kat tutta la mattinata, come avevo fatto il giorno prima d'altronde.
Avevo deciso che avrei perso la scommessa con Gonçalo e, visto che non avrei ricevuto informazioni su di lei, dovevo fare tutto da sola. La motivazione per cui avrei perso era semplice: volevo accantonare il mio orgoglio e la voglia di vincere per una volta e fare ciò che mi sentivo. Volevo davvero passare quella settimana con lui nonostante quello che avevo detto a Ryan, più per autoconvincermi che per altro. Lui d'altronde era stato un ottimo amico e consigliere il giorno prima e aveva cercato di avvertirmi dei pericoli che correvo, ma io avrei fatto di testa mia comunque.

Per le registrazioni avrei trovato una maniera, mentre per la questione Katelyn avrei continuato ad indagare e forse Gonçalo mi avrebbe spiegato tutto un giorno.

La vita di lei era abbastanza monotona, non faceva altro che andare in posti affollati e scrivere, scrivere e scrivere. Non aveva più incontrato Gonçalo e la cosa mi faceva più che piacere, anche se sarebbe potuto accadere in qualunque momento. Decisi di defilarmi quando notai che si stava guardando un po' troppo attorno, l'ultima cosa che volevo era che mi vedesse.

Quello che mi aveva detto Gonçalo la sera prima mi aveva destabilizzato e non poco.

Cosa volevano Matthew e Iris da me? Si conoscevano, e questo l'avevo capito, ma perché lei non mi aveva detto nulla? Perché lui fingeva di volermi come amica?

Tutte domande che non trovavano risposta. Decisi che ne avrei parlato direttamente con Iris e sicura di trovarla all'hotel andai lì.

Peccato che non appena ci arrivai sentii delle urla e dopo che Ryan mi disse del litigio andai a controllare.
Gonçalo e un ragazzo si stavano prendendo a pugni. Entrambi erano lividi di rabbia ed ero certa che non sarebbe finita bene se qualcuno non fosse intervenuto. Nessuno pareva davvero interessato alla situazione, oppure erano tutti troppo spaventati, quindi decisi di accorrere.

«Ragazzi, basta!» gridai.

Nessuno dei due però parve sentirmi.
Cercai di tirare Gonçalo per un braccio, ma lui non si mosse di un millimetro.

«Jona, non la devi toccare mai più» sibilò poi.

Sapevo di chi stava parlando, ero sicura che fosse lei. Di quale altra ragazza poteva essere così geloso? Nessuna.
Kat era sempre tra i suoi pensieri.

Lo vidi caricare un altro pugno e d'istinto mi buttai tra i due. Sentii un colpo dritto allo stomaco e un dolore lancinante espandersi. Boccheggiai, ma non emisi nessun verso né mi mossi.

Jona mi rivolse uno sguardo preoccupato. «Dio mio, stai bene? Devo chiamare qualcuno?»

Feci un respiro profondo. «No, non ce n'è bisogno» risposi. D'altro canto non era la prima volta che mi beccavo un pugno.

Gonçalo, ripresosi dal suo stato di rabbia, si avvicinò di più a me. Rivolse uno sguardo assassino al ragazzo e gli intimò di andarsene, con la promessa che non sarebbe finta lì.
«Dovevi per forza metterti in mezzo?» mi chiese irritato.

«Certo che sì! Pensavi di ucciderlo per caso?»

«Quello era il mio obiettivo, ma tu l'hai salvato.»

Mi passai una mano tra i capelli, mi prendeva in giro?
«Perché litigavate?» chiesi.

«Non importa, tu stai bene? Era un pugno piuttosto forte.»

Perché cambiava argomento e si ostinava a mentirmi su Kat? Ormai avevo capito che teneva a lei.

«Io sto benissimo, guarda la tua mano piuttosto. Ti sei aperto le nocche, dovresti fartele fasciare se vuoi usare le mani stasera.»

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