Jona. Locale caldaie

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Venerdì 20 luglio

Ricordo i primi anni del liceo quando ero solo uno sfigato nerd con gli occhiali e una macchina fotografica appesa perennemente al collo.

Mi trattavano di merda, mi chiudevano nello stanzino di Bill, mi hanno sfracassato più e più volte le miei preziose fotocamere; ciononostante non ho mai mollato, ho sempre ricominciato ogni fottuto giorno con un sorriso enorme stampato sul mio visino acneico e la mia spavalderia, anche se non me la potevo permettere. 

Solo oggi ho realmente capito che era proprio quello che dava più fastidio agli altri o meglio, al quarterback e alla cerchia dei suoi scagnozzi lì alla  Madison High. A dirglielo che mi scopavo anche la sua ragazza, magari avrei fatto prima.

Niente e nessuno mi avrebbe scollato dalla mia terra, dalle mie convinzioni e soprattutto non mi sarei arreso per mancanza di palle.

Forse fu proprio questo che mi portò alla popolarità prima al quinto anno, poi nella vita di tutti i giorni trasformandosi in successo e che Dean, il quarterback, ora fosse semplicemente il proprietario di una piccola bottega a Pacific Beach.

Ed ora, forse per la prima volta in vita mia, volevo mollare tutto, anche me stesso. 

Ero stanco di tutti quei giochetti, i sotterfugi, i casini. Volevo stare tranquillo, godermi la vita senza pensare a chi o a cosa.

Sarei stato felice se avessi potuto condividerne un pezzo con Kat, avrei voluto conoscerla in un altro modo, magari l'avrei portata a cena, poi a passeggio sul lungomare, l'avrei trattata con i guanti per tutto il tempo, e poi non le sarei piaciuto; perchè quello non sarei stato propriamente io.

Quando conobbi Emile a Parigi, capii sin da subito che potevo fidarmi di lui. I suoi occhi erano cristallini, tanto da potertici specchiare dentro, nelle sue emozioni, nelle sue sensazioni e stati d'animo.

Fu grazie a lui che portai avanti il lavoro che stavo facendo impropriamente nel locale, dove il suo amico Llanos era comproprietario.

Avevo scoperto la parte oscura di quel bistrot, un po' come quello che succedeva all'interno del "Parco dei principi", solo con presenze importanti. Senatori, avvocati rinomati, personaggi pubblici di un certo livello.

Fu uno dei primi lavori che mi allacciarono all'erotico, dovevo pur sempre iniziare da qualche parte e mi andava bene tutto prima di riuscire ad affermarmi.

In quel periodo nacque la nostra amicizia, nonostante la contrarietà di Gonçalo. Io non gli piacevo o probabilmente era solo perchè stavo rubando tempo alla loro amicizia per alimentare la nostra.

Nel periodo di poco antecedente alla mia partenza Emile era sempre più distante da Llanos, era accaduto di certo qualcosa, evitava di parlargli, di stargli anche solo vicino. L'unico momento in cui scambiavano qualche parola era perchè c'ero io o per discutere di cose lavorative.

Ma l'aria era pesante, gelida e tagliente quasi come se di lì a poco ci sarebbe scappato il morto.

Quando ci salutammo, Emile mi consegnò una lettera e dei biglietti, mi chiese di promettere ma non sapevo cosa stessi promettendo fin quando non restai seduto in aereo. Accettai semplicemente perchè in quegli occhi c'era paura e disperazione.

Oggi ero qui, avevo mantenuto la sua promessa ma né lui né Vanille mi raggiunsero mai.

Di certo non poteva essere colpa mia, avevo fatto quello che mi era stato chiesto ma non avrei immaginato che per un caso fortuito della vita Kat fosse la stessa donna.
La donna che non avevo saputo proteggere, che mi aveva detestato fin dal primo sguardo, che ora voleva dirmi qualcosa, voleva andare via con me ed io l'avevo lasciata andare.

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