Ryan. Violente rappresaglie

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Martedì 3 luglio

Quando avevo scelto di abitare in quel mega appartamento nel cuore di San Diego non avevo considerato l'eventualità che si sarebbe trasformato in un albergo. Gente che entrava, gente che usciva, gente che si autoinvitava, gente che mia sorella invitava di nascosto, gente che veniva a reclamare refurtiva rubata dalla mia assistente... Una gabbia di matti.

Ero rimasto sorpreso quando l'amico di Kat si era rivelato essere lo stesso uomo che avevo visto al bar insieme a Kaylee, quello che lei – a detta sua – avrebbe cercato di sedurre per estrapolargli informazioni. Dagli sguardi che si lanciavano, non dovevano essere rimasti in buoni rapporti, ma dovetti ricredermi quando Kaylee mi pulì il vino dai pantaloni insistendo un po' troppo col tovagliolo sul mio inguine. Llanos si scaldò subito e dichiarò di avere bisogno di una sigaretta. Poco dopo Kaylee lo raggiunse e allora toccò a Kat guardare la ragazza in modo torvo.

In mezzo a questa battaglia di sguardi, quasi non mi accorsi che Veronika era più silenziosa del solito. Si rianimò solo quando entrò in scena la massaggiatrice. Il loro bacio mi lasciò leggermente perplesso, soprattutto quando constatai che l'iniziativa presa dalla mia assistente non si scontrò contro il muro di freddezza che mi aspettavo. Avrei voluto urlare: "qualcuno mi spiega che diavolo sta succedendo qui?", ma si interruppero prima che potessi aprire bocca.

Il signor regista, intanto, dopo aver consegnato la fotografia ad Arleen, si allontanò in cucina con mia sorella. Speravo stessero parlando del film ma andai comunque a controllare. E quello che vidi e sentii mi mandò a fuoco il cervello.

«Scommetto che lo dici a tutte» stava ridacchiando Sunny, decisamente troppo vicina al regista e decisamente troppo ammiccante, tutta fossette e giochini coi capelli.

«Sono galante per natura ma non ipocrita. Io penso che tu abbia un vero potenziale, Sunny. Vieni ai provini domani, porta Veronika. Ci possiamo prendere un caffè e parlarne con più calma.»

Sunny si illuminò. «Ho il privilegio di strappare un caffè al più famoso regista di San Diego?»

Il regista le prese il mento tra le dita, sorridendo. «Per la più talentuosa e bella scrittrice della California, questo e altro.»

Spinsi velocemente avanti la carrozzina, mentre un nervo iniziava a pulsarmi sulla fronte. «Forse non mi sono spiegato bene le altre volte, signor regista: stai-lontano-da-mia-sorella.»

Sunny alzò gli occhi al cielo. «Ryan, la vuoi smettere di...»

«Ci penso io» la interruppe Christopher, irritandomi ancora di più, e venne verso di me.

Pensavo sarebbe rimasto in piedi per fronteggiarmi, ma si accomodò su una sedia. Non sapevo se fosse una presa per il culo o un segno di rispetto. Nel dubbio, mi incazzai.

«Qual è il problema tra di noi? Perché tutta questa aggressività? Ti ricordo un bullo che ti picchiava da piccolo?»

Cercai di non farmi trascinare dal suo tono beffardo. «Non mi piace che si parli in quel modo a mia sorella sotto al mio tetto. Tu cosa ci fai qui, comunque?»

«L'ho invitato io» spiegò Sunny.

«E perché diavolo...»

«Anche se non ti piace l'idea, tesoro, noi due siamo in affari, quindi è logico che lo vedrai spesso in questi mesi.»

«Gli affari sono una cosa, le fossette un'altra.»

«Che cosa

Christopher si intromise. «Tua sorella è adulta, può fare quello che le pare. Non l'ho costretta io a...»

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