Gonçalo. Epilogo

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Erano passati nove mesi da quando avevamo lasciato San Diego.

La mia storia con Kaylee procedeva abbastanza bene, se eliminavo le liti continue per chi portasse i pantaloni fra i due.

Non riusciva a capire che non poteva comandarmi a bacchetta. Era lei che doveva sottomettersi a me e non il contrario, ma in realtà l’amavo anche per questo. Non si era lasciata cambiare da me, non si era lasciata scalfire dal mio passato, lei mi amava per quello che ero.

Abitavamo ancora in Sicilia, la primavera era tornata a colorare la casa che avevo preso per noi.

Stavamo bene, ma avevo paura che Kay si stesse spegnendo.

Per me era una vacanza, mi stavo rilassando, ma la mia bambolina soffriva senza dirmi nulla.
Lei era abituata all’azione, ai viaggi, non era fatta per una vita comoda.

Non le avrei mai fatto riprendere il suo vecchio lavoro, ma forse avremmo potuto avviare una nuova attività insieme.
Volevo renderla felice, ed avrei fatto di tutto per riuscirci.

Per questo motivo un mese dopo ci ritrovammo a San Diego a gestire il nostro nuovo locale.

Niente di illecito questa volta, gli unici a darci dentro eravamo noi.

Quando Matt ci chiese di festeggiare li il traguardo di Arleen, non ne fui molto felice; rivedere Ryan e Jona, per non parlare di Kat, mi rendeva nervoso, ma Kay aveva già accettato per entrambi.

Dovetti ammettere che fece bene, in fondo fu un bene rivederli tutti.

Ormai ognuno aveva la propria vita, sembravano lontani i tempi di "Parco dei Principi".

Era iniziato tutto per le riprese di un film e c’eravamo ritrovati in una storia dalla trama quasi gialla.
In poco tempo, avevamo assistito a rapimenti, furti, delitti, non c’eravamo di certo annoiati, ma avevamo tutti scoperto qualcosa.

Io avevo scoperto l’amore e l’amicizia, Ryan aveva ritrovato la fiducia nella vita ed aveva ridato un futuro a Veronika, Kat aveva qualcuno disposto a proteggerla sicuramente meglio di come avessi potuto fare io. Matt ed Arleen, beh,  loro erano fuoco puro e finalmente avevano ammesso di essere innamorati, Iris aveva trovato la sua strada con il regista, in lui aveva trovato l’uomo che cercava.

«Ti vedo pensieroso.»

Mi voltai verso la mia bellissima donna.

Indossava un abito rosso che la fasciava come una seconda pelle.

L’avvicinai al mio corpo, tirandola dai fianchi.
«Stavo pensando che sono un uomo fortunato.»

«Ah ma quello già si sapeva, come potresti non esserlo, hai me.»

Le baciai le labbra.
«Già ho te.»

E se tutto fosse andato bene, sarebbe stato per sempre.

Era ormai l’alba quando tornammo a casa, Kaylee aveva scelto una villa che dava sulla spiaggia come abitazione.
Diceva che le ricordava la Sicilia, l’unico posto dove eravamo stati veramente felici, dove avevamo deciso di vivere insieme.

Aprii la porta di casa, lasciandole la possibilità di entrare prima di me.

«Che gentiluomo.»

«Al suo servizio.»

La seguii dentro, non volevo perdermi la sua reazione.

Il pavimento era ricoperto di petali di rosa, tracciavano un sentiero che portava al grande salone.
Lì al centro si trovavano disposte delle candele. Formavano una parola:

MIA.

Si voltò per guardarmi, era felice, ma confusa.

Le avrei chiarito subito le idee.

Mi inginocchiai ai suoi piedi, dall’interno della mia giacca tirai fuori un cofanetto Cartier.

Era da una settimana che lo portavo con me.

Le mostrai l’anello, prima di parlare.

«Non sono il principe azzurro, penso piuttosto di essere uno stronzo colossale. Ho fatto errori imperdonabili che non so per quale miracolo, tu hai perdonato.
Ti ho ferita, tradita e mi odio per questo, perché non lo meritavi, ma non potevo capirlo o forse non volevo farlo. Ammettere a te ed ancora di più a me stesso che potevo innamorarmi di una donna, era difficile. Quando cresci nell’odio e nel rancore, ti convinci che la vita solo quello può offrirti. Sto cercando di cambiare o quanto meno di ammorbidire il mio carattere. Non ti prometto che non litigheremo più, né che smetterò di controllarti in continuazione. Continueremo a discutere per ogni decisione e finiremo sempre a fare del sesso per fare pace. Ti prometto però che ti guarderò sempre con gli stessi occhi, per me sarai sempre la donna più bella che esista. Ti prometto che ti proteggerò ogni giorno della mia vita.
Però ho bisogno di sapere che sei MIA.
Ho bisogno che tu abbia un anello al dito che faccia sapere al mondo che sei mia moglie. Bambolina sexy, vuoi farmi l’onore di diventare mia moglie?»

Kay pingeva come una fontana e non capivo se fosse un bene.

«Kay?»

«Si lo voglio.»

Si gettò fra le mie braccia, riuscii per un pelo a non cadere steso per terra.

Le lascia il tempo di riprendersi, prima di infilarle l’anello al dito.
Lo guardava estasiata, mentre io mi perdevo a guardare a lei.
Le voltai il viso verso di me.

«Ti amo Kay.»

«Ti amo anche io.»

I nostri sguardi erano carichi di parole non espresse, di qualcosa di così profondo che non può essere spiegato, ma solo vissuto.

Baciai le sue labbra, in modo dolce, volevo fare l’amore con lei.
La spinsi piano sul pavimento, senza mai distogliere lo sguardo dal suo, le tolsi il vestito.

Toccai la sua pelle, le sue forme si erano ammorbidite, era più tonda, credevo di saperne il motivo, ma avrei aspettato che fosse lei a dirmelo.

Baciai ogni centimetro del suo corpo, alternando la lingua alle labbra.
Kay si lasciò andare come creta fra le mie mani, sapevo come toccarla, come farla impazzire.

Mi accertai che fosse pronta, prima di perdermi completamente in lei.
Solo quando univamo i nostri corpi, mi sentivo davvero completo.

Non l’avrei più lasciata andare.

Questa volta sarebbe stato per sempre...


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