Gonçalo. Gelosie

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Martedì 3 luglio, notte

Era stata una serata da dimenticare su tutti i fronti.
Vedere lì Kaylee con “Ryan il paralitico” mi aveva disturbato più di quanto fossi pronto ad ammettere a me stesso.
Erano state le mie azioni però a parlare per me.
Ero così concentrato sulla mia rabbia da non pensare che il mio comportamento in quel momento potesse ferire Kat. Me ne resi conto solo quando a fine serata mi ritrovai solo con entrambe.
Fiore avrebbe voluto uccider Kay e la bambolina sono quasi sicuro che non fosse da meno.

Non riuscivo a capire la reazione di Fiore.
In macchina tentai in tutti i modi di placare la mia ira, ma quando intuii che sarebbe andata via senza darmi delle spiegazioni, diventai un diavolo.
Credo che il momento esatto in cui il mio cervello smise di funzionare fu quando mi disse che non voleva vedermi mai più.

Sbattei il mio pugno con forza sul cruscotto. «Non osare neanche pensarlo» le urlai sul volto.

«Io lo penso! Perché sono stanca di elemosinare le tue attenzioni!»

«Non le hai mai dovute elemosinare.»

«Ne sei sicuro? Quante volte ti ho chiesto di venire da me? Quante volte ti ho chiamato senza ricevere mai una tua risposta?» Le sue lacrime erano il mio incubo peggiore, vederla soffrire davanti i miei occhi era una tortura che non riuscivo a sopportare.

Aveva ragione, cazzo, su tutto.

La sollevai di peso portandola sulle mie gambe, i suoi pugni colpivano il mio petto, non la bloccai, lasciai che si sfogasse su di me.

Quando si arrese, la strinsi forte.
«Perdonami.»

Feci una pausa per raccogliere i miei pensieri.

«Sai quanto io sia legato a te, ho sbagliato tutto e me ne rendo conto solo adesso. Kat, cercherò di chiamarti così se ti fa piacere, tu sai tutto della mia vita, io volevo solo proteggerti. Pensavo che tenendoti lontana tu potessi ricominciare da capo, volevo tenerti fuori dal male che ci circonda. Ho promesso a tuo fratello in punto di morte che ti avrei protetto a costo della mia vita, ho solo tentato di mantenere la parola.»

«Io avevo solo bisogno di te.»

«Ti prometto che recupereremo tutto il tempo perso.»

La vidi annuire sul mio petto.
«Adesso mi porti dentro casa?»

«Ogni tuo desiderio è un ordine.»

Finalmente la vidi sorridere, l’avrei portata anche sulla luna se me l’avesse chiesto e lei questo lo sapeva.
Ha sempre saputo il potere che ha su di me.

Chiusi la porta alle nostre spalle, Kat era ancora stretta a me, le sue gambe a circondare la mia vita.

«Resti a dormire qui?»

«Sì, ma non dormo sul divano.»

«Ho un letto abbastanza grande per tutti e due.»

«Dormo nudo di solito.»

Vidi le sue guance tingersi di rosso.
«Posso sopravvivere.»

Entrai nella sua stanza, avevo bisogno di sapere che tra noi fosse tutto tornato come prima.
Senza preavviso la gettai sul letto, il suo sguardo passò dal curioso al preoccupato, aveva capito.

Provò a rotolare via, ma la bloccai sotto il mio corpo.
Iniziai a solleticarle i fianchi, sapevo bene dove toccarla.
Quando da piccola veniva ad impicciarsi delle cose fra me e suo fratello, era sempre questa la punizione che le infliggevamo.

«Ti prego basta, fermati!»

Feci come mi aveva chiesto, i nostri visi erano vicini, la guardai dritto negli occhi.
«Tu giurami che mi hai perdonato.»

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