Martedì 10 luglio (notte fonda)
Un letto non mi era mai sembrato così freddo e inospitale quanto quella volta. Nemmeno quando ci avevo dormito, dopo che avevo baciato Ryan per la prima volta, mi aveva infastidita tanto, quella lontana notte di più di una settimana prima. Così lontana da dare l'impressione di non essere mai esistita, di essere stata solo una vecchia e stanca proiezione della mia mente.
Forse mi sembrava lontana solo perché ormai ero completamente abituata a dormire e a svegliarmi accanto a Ryan.
Quante cose erano cambiate, in quel lasso di tempo sia breve che lungo, da quando ero scappata dall'ospedale ed ero crollata davanti alla porta di casa dei due fratelli, pensai con un'amara punta di malinconia, tracciando dei cerchi immaginari sul lenzuolo.
Non sapevo nemmeno il motivo di quella tristezza improvvisa. Possibile che mi mancasse la mia vecchia vita? Possibile che mi mancasse passare da un uomo a un altro - o da una donna all'altra - senza il minimo pudore o un minimo di coscienza? Possibile che mi mancasse venire picchiata puntualmente ogni giorno, ogni ora, ogni minuto per un pretesto qualsiasi, a volte anche inesistente? Possibile che mi mancasse stringere tra le mani denaro sporco per poi vedermelo strappare subito dopo che mettevo piede dentro casa?
Tu sei malata...
La ignorai, concentrandomi su altro.
...Hai un tetto sulla testa e puoi finalmente riscattarti e tu cosa vuoi? Tornare in quel bordello?
Mi girai verso la finestra, trovandomi costretta a darle ragione. Nonostante tutto.
Anche se il passato mi avrebbe seguita ed etichettata per sempre, era ora di lasciarmelo alle spalle. Chiuderlo dentro un forziere che non avrei mai più dovuto aprire. Un forziere che poi avrei riposto lontano dalla vista, in un angolino remoto del mio cervello, e l'avrei lasciato lì: a prendere polvere.
L'aveva fatto Ivanna, provando a dimenticare mia madre e il suo suicidio insensato, lo stava facendo Ryan. Perché non sarei dovuta riuscirci anche io?
Ryan è un debole.
Alzai gli occhi al cielo, seccata. Solo perché le avevo dato ragione non era detto che dovesse continuare a irritarmi i nervi con la sua presenza astratta. Ma sapevo che se avessi cercato di scacciarla via con la forza avrebbe ripreso il controllo su di me e sarei finita dentro la stessa gabbia dell'altra volta.
Quindi dovevo solo ignorarla.
Non sto scherzando, Ryan è un debole davvero.
«Tu sei debole...» biascicai.
Non so a chi fosse riferito, se a me o a lei. Dopotutto eravamo due facce della stessa medaglia.
Io la reale, lei quella finta.
La immaginai scuotere la testa spazientita e alzare gli occhi al cielo.
Prima vi ha difese? Eh? Ha fatto qualcosa? No, è rimasto lì a guardare.
Tentai di giustificarlo, pensando che non fosse colpa sua. Che avesse provato a fare qualcosa ma le sue gambe glielo avessero impedito. Che senza il suo taser non sarei mai riuscita a combinare nulla. Che... tante altre cose.
Ah sì? E come mai non sei con lui?
Ammutolii. Non seppi più come ribattere.
Dopo che avevo aperto la porta a un Jona trafelato e turbato, qualcosa mi aveva impedito di andare a stendermi vicino a Ryan e così ero fuggita nell'altra stanza, chiudendomi silenziosamente l'uscio alle spalle.
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Bondings
ChickLitSiamo di nuovo noi, le pazze del Club della Frusta, con un nuovo progetto! Se vi aspettate di leggere una trama, resterete delusi: noi siamo le prime a non avere idea di quello che combineremo. Possiamo solo assicurarvi tanto sesso, quindi per chi a...