Kaylee. Giochiamo

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Lunedì 2 luglio

Quando rientrai in camera, dopo la mia breve e piacevole avventura con Gonçalo, trovai Iris sveglia. Era seduta sul bordo del letto e mi fissava.
«Come stai, tesoro?» le chiesi, sedendomi accanto a lei.

«Bene.»
Tentava di essere fredda e mascherare le sue emozioni, ma non attaccava con me. Le si leggeva tutto negli occhi.

«Non stai bene. C'è qualcosa che ti turba?»

Non mi rispose. Odiavo essere insistente, ma avevo bisogno di sapere cos'era successo.
«So che non è stata una bella esperienza quella di prima, ma se riuscissi a farmi una descrizione della persona che ha tentato di rubarmi l'auto potremmo trovarla» dissi, appoggiando la mia mano sulla sua.

Lei si alzò in piedi e, dopo avermi fulminato con lo sguardo, mi disse:
«Senti, ora sono molto scossa dall'accaduto. Ho bisogno di riprendermi, ne riparliamo in un secondo momento.»

Io annuii. Non era per nulla brava a mentire, ma feci finta di crederle.
Se era solo scossa, perché mi aveva rivolto quello sguardo furioso? Lei non me la raccontava giusta, era arrabbiata per qualcosa e non voleva semplicemente farmela sapere.

«Puoi accompagnarmi all'hotel? Ho bisogno di prepararmi per l'università.»

«Dammi qualche minuto per cambiarmi e arrivo.»

Arrivammo all'hotel e io seguii Iris anche in stanza. Ero perfettamente cosciente di sembrare un cagnolino, e stare appiccicata ad una persona era una cosa che non facevo mai, ma dovevo arrivare a capo di quella faccenda.

Lei entrò in bagno per farsi una doccia, quando il mio telefono squillò
Lessi il nome sul display: Christopher.
Non appena risposi, lui iniziò a gridare.

Era arrabbiato e potevo capirlo, ma anche io ero totalmente snervata. Non avevo dormito tutta la notte e tutto quel discutere mi stava uccidendo.
Non capivo la storia del furto. Era stato premeditato e questo era palese, ma non avendo altri dettagli cosa avrei potuto fare?
Comunque, tutta quella voglia di sapere il movente di quel furto con restituzione mi suggeriva che lui non mi stesse dicendo tutto. Era importante per lui, troppo, e dovevo sapere perché.
Dovevo vederlo e fargli delle domande, avrei capito se era sincero o meno.

«Ti chiamo io non appena ho un attimo di tempo» disse lui, alla mia proposta di incontrarci.
Speravo davvero il prima possibile.

Una volta conclusa la breve chiamata con Christopher mi buttai sul letto. Ero distrutta e volevo solo poter dormire in pace.

Non appena chiusi gli occhi, però, bussarono alla porta. Mi alzai, anche se controvoglia, e andai ad aprire.
Vidi un uomo sulla quarantina che mi guardava confuso.

«Scusi, lei chi è?» chiesi.

Lui ci pensò su, come se stesse cercando la cosa più giusta da dire, e poi rispose.
«Sono il professore di Iris. Lei è qui?»

Da quando i professori venivano a farti visita? Un'altra persona che mentiva.
Quella era sicuramente la giornata raccontiamo balle a Kaylee.

«Sì, si sta facendo una doccia. Deve dirle qualcosa? Le riferisco io.»

«Lasciamo stare, la incontrerò un'altra volta» disse infastidito e andò via.

Che tipo strano.

Seguii Iris anche all'università. Ero praticamente diventata la sua ombra.
Mentre giravamo per la facoltà mi ricordai dell'uomo che era venuto a fare visita alla stanza di Iris.

«Comunque, mentre ti facevi la doccia hanno bussato. Io ho aperto la porta e c'era un uomo che ha detto di essere il tuo professore» dissi tutto d'un fiato.
Lei si fermò di colpo e quasi le andai addosso.

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