Capitolo 13: Curiosità & Piccole Bugie.

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Capitolo 13
Curiosità & Piccole Bugie.

Cammino rapidamente lungo il marciapiede che costeggia il cortile della scuola. Qualche tavolo da picnic di legno sparso qua e là nel prato schiacciato dal gelo e dal freddo e alcuni studenti che fumano, chiacchierando fra di loro.

Tutto assolutamente normale. Regolare. Solito. Noioso.

Aveva ragione Matthew quando mi ha detto che si sarebbe annoiato qui; mi annoio io, che non ho mai avuto modo di vivere in città, figuriamoci lui che viene da una città caotica come Londra.

Qui non ci sono persone provenienti da tutto il mondo con l'intento di guardare le bellezze della città, qui ci sono famiglia stabilitesi da anni, studenti del college che prendono in affitto appartamenti scadenti da condividere con qualche coetaneo, anch'egli alle prese con una facoltà che segue, ma chissà se gli interessa.

Ma io continuo a camminare, a svolgere la mia noiosa vita, perché stamani non posso proprio fare tardi alla lezione di storia.

Perciò, raggiungo rapidamente l'edificio e mi stringo nel mio cappotto nero, mi arriva fino alle ginocchia, coperte oggi dai pantaloni della divisa scolastica.

Vicino al campo da calcio, alla destra della scuola, noto un gruppetto abbastanza sostanzioso di ragazzi. È la squadra di basket, ci posso giurare. Solo loro occupano un posto così largo e fanno una così grande confusione anche a quest'ora del mattino e con dei gradi sotto zero.

Distolgo lo sguardo, non è mia intenzione fare la guardona. Ma, un attimo prima di staccargli gli occhi da quel punto, noto che, poco lontano, dal lato opposto del campo da calcio c'è qualcuno.

E riconosco subito il ciuffo biondo di Robert, che è chinato di poco verso qualcosa. Continuo a camminare in direzione della scuola, ma non sposto lo sguardo, bensì lo fisso attentamente finché non capisco la scena che ho davanti.

A svariati metri da me, c'è Robert che bacia una ragazza, la quale è coperta dal corpo possente di Robert, protratto verso di lei per un ultimo bacio, che sembra essere sempre il penultimo.

Purtroppo, la lontananza e la giacca gigante di Robert non mi permettono di riconoscere la ragazza, che, però, sembra non essere di questa a scuola, a giudicare da come è vestita.

Dei jeans neri le fasciano le gambe snelle e lunghe, mentre ai piedi porta degli orrendi stivaletti di pelle marroni. Non riesco a vedere altro, poiché vado a sbattere contro qualcuno.

«Ahi, sta più attenta!» Bofonchia una voce che riconoscerei tra mille.

«Non l'ho fatto apposta.» Ribatto guardando la persona di fronte a me, che mi osserva con una nota di antipatia.

Bea.

I suoi occhi azzurri, cerchiati anche oggi dall'eyeliner nero, mi scrutano con attenzione. La sua folta chioma bionda platino è legata in una coda alta, mentre ha una sciarpa voluminosa in torno al collo.

«Che guardavi di così importante da non vedere dove metti i piedi?» Domanda con voce stridula. Per fortuna che oggi non è seguita dalle sue amiche, perché non so se sarei riuscita a sopportare tutte loro insieme.

«Niente.» Scrollo le spalle e le rivolgo un sorriso falso. «Tu, piuttosto, non potevi spostarti?»

Alza gli occhi al cielo. «Devo andare.» E, con la stessa velocità con la quale mi ha disturbata, se ne va.

Resisto alla tentazione di sbuffarle dietro e mi dirigo a passo svelto verso l'entrata dell'edificio.

Continuo, però, a pensare a Robert chinato verso quella ragazza, chi era? Da quando Robert sta con una?

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