Capitolo 3: Pensa ai fatti tuoi, sorellina.

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Capitolo 3
Pensa ai fatti tuoi, sorellina.

Per essere fine settembre fa già abbastanza freschino. Mi tiro su la zip della mia giacca e mi sistemo lo zaino sulla spalla.

Oggi le lezioni sono finite più tardi perché il professore di letteratura, il signor Jonson, ci ha obbligato a guardare un film sulla vita di Shakespeare. Come se non si fosse mai fatto.

Una ciocca di capelli neri mi scivola via dalla coda, una cosa assai frequente visto che mi sono scalata da poco -prima dell'estate- i capelli. La risistemo dietro l'orecchio e cerco di districare il nodo che si è venuto a formare con i cavi degli auricolari. Sempre così.

Finalmente riesco a infilarmi le cuffie nelle orecchie e faccio partire la riproduzione causale: Bad at Love di Halsey.

Amo questa canzone. Poso il cellulare nella tasca della giacca e lascio che la dolce voce di Halsey mi riempi le orecchie e il cuore.

Per tagliare e arrivare prima alla fermata dell'autobus, passo per il giardino della scuola e affianco il campo da basket esterno.

Ci sono un paio di ragazzi che si allenano, ma non me ne interesso più di tanto. Qui in questa scuola ci sono alcuni miei coetanei, o circa, che prendono lo sport molto seriamente e queso viene anche alimentato da alcuni professori e dal preside stesso.

Got a boy back home in Michigan
And it tastes like Jack when I'm kissing him
So I told him that I never really liked his friends
Now he's gone and he's calling me a bitch again
There's a guy that lives in a garden state
And he told me that we make it 'til we graduate
So I told him the music would be worth the wait
But he wants me in the kitchen with a dinner plate.

Sono talmente immersa dai miei pensieri e dalla mia musica che non mi accorgo dei ragazzi, che stanno giocando sempre più vicini a me, fino a quando una palla mi finisce sulla pancia.

Sobbalzo al contatto e mi cade una cuffia dall'orecchio. Mi lamento tra me e me per la pallonata, ma smetto subito quando vedo venire verso di me un ragazzo.

Ha dei pantaloni lunghi fino al ginocchio della tuta e una felpa larga con il cappuccio. È abbastanza alto, da quello che posso vedere.

«Scusa.» Dice il ragazzo soffermandosi di fronte a me. Poso una mano sullo stomaco e alzo lo sguardo su di lui.

Nel momento in cui i nostri occhi si incrociano capisco subito che è il ragazzo della pasticceria, quello che ho incontrato da Betty's qualche sera fa.

Come dimenticare quegli occhi color nocciola?

Il ragazzo continua a blaterare di qualcosa, del basket e dei suoi compagni e io non lo sto molto ascoltando perché, in verità, sono rimasta a fissare il suo volto magro e spigoloso.

«L'ho detto io a Manuel di non tirare forte, ma si diverte ad esagerare.» Si giustifica il ragazzo e si passa una mano fra i capelli castani.

«Tranquillo.» Mormoro e sforzo un sorriso.

Mi sembra di non sentire neanche la voce di Halsey, eppure mi è rimasta ancora una cuffia nell'orecchio.

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