Capitolo 14: Che schifo la marmellata!

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Capitolo 14
Che schifo la marmellata!

L'insegnante di matematica continua a parlare, non sono neanche più sicura di cosa in effetti.
Tutto ciò che faccio, da un'ora a questa parte, è scarabocchiare sul quadernino nero che porto sempre con me, nel quale scrivo di tutto tranne che roba scolastica.

È una specie di diario dei pensieri, o così mi piace chiamarlo, e dentro ci potete trovare di tutto: biglietti del cinema incollati, frasi prese da internet e abbozzate da qualche parte a bordo pagina, disegni veloci, altri più complessi ed elaborati, nonostante non sia poi così brava come mi piace credere.

Ho appena finito di disegnare una rosa blu, dato che è l'unica penna a gel che avevo nell'astuccio nero. Alzo gli occhi verso la cattedra, poi al muro dietro di essa: ancora venti minuti e questo inferno sarà finito.

Per oggi.

Torno a disegnare sul mio diario e penso. Natalie mi ha chiesto di aspettarla al termine della lezione, così da andare a casa insieme.

In verità, non ho alcuna voglia di tornare a casa. Oggi è mercoledì e Papà ha il turno di giorno, quindi tornerà solo alle nove di sera, mentre Albert è fuori città per uno stage. Dovrei stare a casa sola con Edward, che sicuramente approfitterà dell'assenza di Papà per invitare qualche suo amico.

Preferisco di gran lunga restare fuori di casa il più possibile, così da evitare quella faccia tosta di mio fratello.

Chissà che cosa starà facendo ora...

I miei occhi vengono attratti come una calamita da Bea, una mia compagna di classe.
È a un paio di banchi di fianco a me e sta masticando il suo chewing-gum biascicando a un rumore eccessivo. Eppure nessuno sembra accorgersene.

Mi ritrovo a guardarla, analizzarla: i capelli biondi sono legati in una coda ordinata, che le lascia ben esposto il viso tondo, ma scavato e chiaro. Gli occhi azzurri sono annoiati e stanno fermi su un punto del libro aperto, ma non stanno realmente guardando la pagina.

Chissà cosa starà pensando in questo momento in quella sua mente così distorta e complicata.

Non ho mai avuto un buon rapporto con lei, nonostante non ci abbia mai trascorso del tempo al di fuori della scuola. Sembra essere una ragazza superficiale, con i capelli sempre ben conciati e il trucco mai sbavato, ma con pochi princìpi.

La campanella suona e io libero un sospiro trattenuto da fin troppo tempo. Sposto lo sguardo da Bea ed inizio a mettere il materiale nello zaino, stando attenta a non prendere la roba di Natalie, seduta accanto a me.

«Facciamo un pezzo di strada insieme, allora?» Mi domanda lei alzandosi dal banco, mentre via via sempre più persone lasciano l'aula.

«Sì, va bene.» Abbozzo un sorriso, non so che ho oggi, ma non mi sento al massimo delle forze.

Prendo lo zaino e me lo metto in spalla, poi seguo Natalie fuori dalla classe. Alcuni ragazzi stanno entrando dentro altre aule, altri ancora si trattengono a chiacchierare per i corridoi, creando così della confusione che oggi reputo insopportabile.

Non sono una persona suscettibile o lamentosa, ma oggi non riesco a sopportare niente, mi sembra di vivere una vita monotona, una sfilza di giorni grigi, uno dietro l'altro.

«Ieri, alla fine, ti ho solo raccontato di me e di come è andato l'appuntamento con Steven.» Prorompe interrompendo i miei pensieri, mi riscuoto da essi e le rivolgo uno sguardo veloce. «Immagino di essere stata un po' pesante.» Ironizza con un sorriso ampio.

Fallin all in youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora