Capitolo 7
Il basket ci piace.La scuola è gremita di persone.
Mi chiedo come sia possibile che ci sia più gente di pomeriggio in orario extra scolastico che di mattina a lezione.
Per esempio, ecco lì, in prima fila sugli spalti della palestra della scuola, Nancy, una mia compagna di classe che non si fa vedere a lezione da più di una settimana. Aveva detto di essere malata, ma a me sembra star bene quando urla qualcosa ai ragazzi che si stanno preparando alla partita di basket. Indossa un vestito nero abbastanza sbracciato, alla faccia della febbre!
Mi rifiuto di perderci altro tempo e mi sistemo con il sedere sulla scomoda poltroncina di plastica verde sbiadita.
Non so come Natalie mi abbia convinta a venire, ma eccomi qui; pronta a vedere una stupidissima partita di basket in una stupidissima scuola con delle stupidissime persone.
Non sono dell'umore adatto per guardare una partita, ma, ad essere sinceri, non sono dell'umore per fare un bel niente.
Mi accascio con la schiena sulla poltroncina e incrocio le gambe, coperte da un jeans nero. Indosso una maglietta rosso chiaro e una giacca di jeans di Albert. Ho lasciato i capelli sciolti solo perché non ho fatto in tempo ad aggiustarli prima di uscire di casa: Natalie è piombata con una buona mezz'ora di anticipo.
«Non fare quella faccia, Cox.» Mi brontola Natalie usando pure il mio cognome. «Avevi promesso che ti saresti divertita.»
«Non lo decido io quando mi diverto o no.»
«Ma sì che lo decidi tu.» Scrolla le spalle e si sistema sulla sua poltroncina di plastica. «Dio, come sono scomode queste cose?» Sposta gli occhi azzurri, circondati da una linea di eye-liner nero, avanti e indietro.
«Se stai cercando lui, sappi che è andato negli spogliatoi qualche secondo fa.» La informo con tono annoiato, è ovvio che stia cercando Steven.
«Ah!» Esclama battendo le mani. «In questi giorni non si è visto a scuola, pensavo che non sarebbe venuto neppure alla partita.» Mi spiega sorridendomi ampiamente.
«E perdersi questo evento più unico che raro? Non potrebbe mai.» Dico sarcasticamente e lei mi tira una gomitata sul braccio. «Ahi!»
«Smettila.» Mi trucida con lo sguardo e si drizza sulla schiena cercando di intercettarlo non appena uscirà dalla porta laterale degli spogliatoi. «Dimmi se lo vedi.»
Alzo gli occhi al cielo e prendo il mio telefono, non ho alcuna intenzione di stare qui a vederla sclerare per un ragazzo che probabilmente non la calcolerà mai.
«Vado a prendere una bottiglietta d'acqua alle macchinette.» La informo e mi alzo senza neanche aspettare una sua risposta.
Mi faccio strada fra i vari ragazzi e ragazze sugli spalti e in prossimità dell'entrata. Dico un paio di «permesso», dopodiché prendo un respiro di sollievo una volta arrivata nei corridoi della scuola.
Ovviamente sono deserti, ogni tanto passa una ragazza seguita da un'amica o un solitario in ritardo per prendere i posti per la partita.
Arrivo fino alle macchinette, ma un attimo prima di infilare la monetina noto il cartello attaccato sul vetro: macchinette guaste.
Fantastico.
Guardo il mio orologio al polso, mancano ancora dieci minuti all'inizio della partita, posso ancora andare nella caffetteria della scuola -sempre aperta, per fortuna- e tornare indietro.
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Fallin all in you
Novela Juvenil[COMPLETA] You know I've been alone for quite a while haven't I? I thought I knew it all Found love but I was wrong More times than enough But since you came along I'm thinking baby You are bringing out a different kind of me There's no safety net t...