Capitolo 55: Promesso?

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Capitolo 55
Promesso?

Cosa diamine è successo?

È questo quello che continuo a chiedermi da quando ho riacquistato la lucidità della mia mente. I miei occhi sono pesanti, non riesco ad aprirli, ma ormai capisco tutto ciò che riguarda gli altri sensi.

Sento perfettamente qualcuno che mi stringe la mano e ascolto la voce preoccupata ed allarmata di Matthew mentre mi sussurra di svegliarmi.

Tesoro mio, cosa ti ho fatto?

Non riesco a vederlo, ma mi basta sentire il tremolio nella sua voce, la stretta forte e vacua al tempo stesso e l'incertezza nelle sue dita che combaciano perfettamente con le mie come se fossero fatte apposta le une per le altre.

Non volevo che si preoccupasse, qualsiasi cosa mi sia successa. Dove diamine sono?

Mi sforzo per aprire gli occhi e pare che qualcosa stia succedendo perché Matthew accanto a me inizia a mormorare una serie di «si sta svegliando, si sta svegliando».

Percepisco la presenza di un'altra persona al mio fianco, dal lato opposto a quello di Matt. Questa persona, però, non parla né mi tocca, quindi non ho modo di capire chi sia.

«Chiamate un dottore!» Esclama con durezza Matthew e sembra essere incazzato. Dopo poco sento la porta chiudersi, segno che qualcuno è entrato -o forse uscito?

Le dita di Matthew non mollano un attimo le mie e sono così sollevata di questo: ho paura e affrontare questa paura da sola è ancora più pauroso, rende tutto ancora più pauroso.

«Cosa è successo? Si sta riprendendo?» Domanda una voce grossa, rauca e sicuramente appartenente a un uomo, che suppongo essere il dottore che mi ha visitata.

Dunque, sono in ospedale? Ma non ero a scuola?

«Penso di sì.» Risponde immediatamente Matthew. Chissà come deve essere preoccupato ora. «Le pupille hanno cominciato a fremere.»

Il dottore si sporge verso di me, lo percepisco dal calore di qualcuno che si avvicina verso di me. «Deve riposare ancora, ragazzo.» Sento dire dal dottore, un po' più distante ora. «Ha avuto un attacco di panico, dalle i suoi tempi per risvegliarsi.» E detto questo, se ne va, lasciandomi a dormire ancora un altro pò.


Non so dire con precisione quando o come mi sia addormentata, ma quando riapro gli occhi mi tocca subito dopo richiuderli per le luci accese della stanza.

Provo a guardarmi intorno, nonostante senta un leggero dolore al collo. Accanto a me, sulla mia destra, c'è Matthew seduto su una poltrona con una mano nella mia e sull'altra c'è appoggiato il suo mento. Gli occhi sono chiusi e le labbra premute in una dolce smorfia.

A cose normali, mi sarei messa a ridere per la sua posa, ma non riesco neppure a sorridere quando mi rendo conto di dove mi trovo. Mi basta una piccola occhiata in giro per riconoscere l'ospedale. Sono in una camera di ospedale.

Istintivamente, stringo la presa sulla mano di Matthew, che se ne accorge e sobbalza di scatto come spaventato. Osserva un po' addormentato la mia mano nella sua -così dannatamente piccola e calda rispetto alla sua-, poi sgrana gli occhi e fa scivolare i suoi occhi marroni ancora stanchi sulla mia faccia.

«Maya!» Esclama e si sporge verso di me per posarmi un bacio sulla fronte, uno sulla tempia, un altro ancora sulla guancia e, infine, uno sulle labbra.

Il sollievo è ben espresso sul suo volto e i suoi occhi sembrano essersi illuminati di una luce nuova. Provo a sorridere, ma non sono sicura di esserci riuscita.

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