Capitolo 66: Sei disposta a salvarti?

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Capitolo 66
Sei disposta a salvarti?

Mi alzo dal letto della camera degli ospiti di casa di mia Nonna. Sono a Liverpool da solo due giorni eppure mi sembra di essere qui da un'eternità.

Sento dei rumori provenire dal piano inferiore, così guardo il cellulare che ho lasciato sul comodino accanto al letto e noto che sono le nove di mattina. Mi alzo di scatto, ma tale velocità mi porta a un piccolo giramento di testa e per fortuna riesco a sorreggermi alla parete della stanza per evitare di cadere a terra.

La testa smette di girare e io ritorno in me. Sospiro e mi affretto ad aprire la porta e a scendere le scale di legno. Scricchiolano ad ogni mio passo e mordicchio il mio labbro inferiore quando mi accorgo che ancora nessuno in casa è sveglio.

Il salotto è vuoto e dalle finestre non penetra nessuna luce, segno che il sole non è ancora sorto. Come è possibile?

Vado in cucina per prendere un bicchiere d'acqua, ma ciò che mi ritrovo davanti mi fa rabbrividire peggio del contatto con le mattonelle fredde.

In cucina c'è mia Nonna che piange a dirotto. Indossa la sua vestaglia da notte celeste e i capelli sono legati in uno chignon ordinato, ma dai suoi occhi azzurri si vedono benissimo delle lacrime che solcano le sue guance rugose.

«Nonna?» Provo a chiamarla, ma lei sembra non accorgersi della mia presenza.

Vorrei muovermi, ma non riesco a compiere un passo. È come se i miei piedi fossero ancorati al pavimento e non posso far niente per impedirlo.

«Perché? Perché, Maya?» Mi domanda nascondendo poi il viso fra le sue mani.

Aggrotto la fronte, cosa diamine sta succedendo? Sento dei rumori provenire dei rumori dall'esterno così mi dirigo a passo svelto alla porta che dà sul giardino della villa. Stranamente non sento freddo nonostante sia mattina e siamo ancora ad aprile.

Mi sorprendo di vedere i miei fratelli entrambi in giardino ed entrambi intenti a scavare una fossa nel terreno.

«Albert? Edward? Cosa fate?» Chiedo, ma loro continuano a scavare e noto dietro di loro un grande cumulo di terra segno che la buca che stanno facendo deve essere bella profonda. «Ragazzi?» La mia voce si fa sempre più tesa, stridula e preoccupata.

Faccio per fare un passo, quando sento qualcuno alle mie spalle. Mi volto e mi accorgo che è solo mia Nonna, questa volta vestita di tutto punto e tutta di nero. I capelli sono legati in uno chignon sotto a un leggero velo nero e i suoi occhi sono asciutti, non sembra neanche abbia pianto.

«Nonna?» Non sono neppure sicura che sia lei. «Perché ti sei vestita così?»

«Siamo a un funerale.» Mi informa a bassa voce, ma la sento chiaramente come se venisse direttamente dalla mia testa.

Scuoto la testa. «Cosa? Quale funerale?» È impossibile quello che sta dicendo. Da quando in qua è partita di cervello?

I suoi occhi si incastrano nei miei e sospira. «Il tuo, cara.»

E prima che possa fare qualsiasi cosa sento un forte urlo provenire dal giardino. Mi volto di scatto ed ora sto letteralmente tremando. Il sole sembra essere scomparso e sembra essere tornata la notte al suo posto.

«N-Nonna?» La richiamo, ma non c'è più nessuno al mio fianco e tutto è reso più spaventoso a causa delle nubi scure che occupano il cielo e minacciano di scatenare una bufera.

Punto i miei occhi sui miei fratelli, che non hanno smesso un attimo di scavare la dannata fossa. Presa da un impeto di coraggio, cammino rapidamente verso mio fratello maggiore Albert.

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