Capitolo 31: Lo odio così tanto.

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Capitolo 31
Lo odio così tanto.


Anche il giorno dopo la sensazione è esattamente come quella che ho provato nel momento esatto in cui i miei occhi si sono posati su Matthew.

Era girato di profilo mentre parlava e rideva con Bea -che poi cosa potrà mai aver capito di quelle che gli diceva lei data la musica alta?-, non mi ha vista, per fortuna.

Ieri sera, dopo essere tornata a casa grazie a un taxi, mi sono fatta una doccia fresca e mi sono buttata subito a letto. Non mi sono neanche asciugata i capelli, per questo stamani ho un forte mal di testa.

Per tutto il tempo ho pensato a Matt. Aveva detto che avrebbe passato le vacanze a casa a Londra, perché era lì alla festa ieri sera allora? E perché non mi ha avvertita di questo cambio di programma?

So che non ne aveva alcun motivo, ma stavamo diventando amici e pensavo che me lo avrebbe detto, sopratutto visto che mi sono sempre mostrata interessata a una sua partecipazione alla festa.

Diamine, mi conosce!, sa che odio le feste e che non fanno per me, poteva avvertirmi così da evitare di farmi annoiare a morte, di farmi sentire sbagliata e fuori luogo.

Dio, lo odio così tanto. Non solo per questo, non solo perché mi ha mentito, non solo perché non mi ha avvertita di essere alla festa, ma anche perché era lì con Bea.

Il modo in cui la toccava, ballava con lei, rideva con lei mi fa contorcere lo stomaco. Quanto avrei voluto esserci stata io al posto di Bea, quanto avrei voluto vedere quel sorriso rivolto verso di me, Matt che toccava me e ballava con me.

Ma non è così che è andata. Non va mai così. Quante volte mi è capitato di illudermi, pensare di essere importante per qualcuno quando invece era solo gentilezza, solo cortesia?

Mi sono rotta di tutto questo. Mi sono rotta di non piacermi, di non sentirmi abbastanza, di aver una paura costante delle altre persone, di aver così poca fiducia negli altri. Mi sono rotta di non essere abbastanza per gli altri, mi sono rotta di non ricevere un messaggio del buongiorno, mi sono rotta di dormire da sola, mi sono rotta di stare da sola.

Ma è questo che sono destinata ad essere.

Però, anche Matt poteva scegliersi una ragazza migliore di Bea. Non che non sia bella, perché Bea è molto bella. Ha le labbra carnosa e un bel seno -ai maschi piace, no?- e, poi, si trucca bene e gli occhi sembrano due fanali da quanto sono luminosi. Nonostante la sua bellezza, non capisco come possa aver passato gran parte della serata con lei; è una tale rompiscatole, antipatica e vuole sempre parlare solo lei. Non si è mai comportata bene con me, non la conosco molto bene, ma l'ho vista come si comporta con gli altri e non mi sembra una persona socievole o tranquilla.

Mi impongo di smetterla di pensarci, ma è più forte che di me. Vorrei tanto sapere cosa gli è passato per la testa, cosa pensava di fare Matt stando con lei tutta la sera? Voleva portarsela a casa oppure farci direttamente sesso alla festa? Dio, mi sento una completa idiota. Pensavo che Matt non fosse il tipo di ragazzo da conquistare una a una festa e di portarsela a casa, pensavo fosse qualcun altro.

Scendo le scale di casa e mi passo una mano fra i capelli ancora un po' umidi. Alzo la testa e trovo in cucina mio padre e mia zia Judith a tavola intenti a fare colazione.

«Buongiorno.» Mi saluta mio padre con un sorriso.

Mi siedo accanto a lui e ricambio, dopodiché guardo mia zia che tiene la tazza di caffè in mano a mezz'aria. «Buongiorno, come è andata ieri sera?» Mi domanda senza perdere tempo.

Sento mio padre soffocare una risatina, mentre torna a guardare il suo computer e a bere il suo caffè. È domenica mattina, ma lui è già vestito elegante neanche stesse andando al lavoro.

Vorrei chiedergli del perché siano entrambi svegli alle otto del mattino di domenica, dato che entrambi possono riposarsi oggi, ma mia zia mi anticipa. «Allora? Com'era la festa? Ti sei divertita?»

I suoi capelli sono legati in uno chignon disordinato e indossa un maglione di lana verde davvero osceno. «Bene, è andata bene.» Mi limito a dire, ché non è né una bugia né la verità.

«Sì? Sei tornata presto ieri sera, mi ha detto tuo padre.»

La mia testa scatta verso mio padre, che alza le spalle e fa una smorfia buffa. «Non tutti sono come te, Judith. Quando usciva tornava sempre tardissimo, tipo alle sei del mattino.» Mi informa e la cosa non mi stupisce per niente: me la immagino la zia in versione adolescente, che esce di casa e chissà quando torna.

Alzo gli occhi al cielo, vorrei ribattere, ma mi arriva una chiamata da parte di Lauren così ho una buona scusa per allontanarmi dalla cucina ed entrare in camera mia per isolarmi.

«Pronto.» Rispondo appena chiudo la porta alle mie spalle.

«Maya, ho fatto una cazzata.» Prorompe Lauren al telefono con voce allarmata.

«Del tipo?» Mi acciglio non capendo un bel accidente, mi siedo sul bordo del letto e gioco con il bordo della mia maglia.

«Sono andata a letto con Marcel.» Sputa velocemente, facendomi socchiudere la bocca e spalancare gli occhi.

«Cosa?» Ma che domanda stupida! «Oh mio Dio, ma.. Davis?» È davvero la prima cosa che riesco a dire?

«Io non ci voglio neanche pensare.» La sento sospirare furiosamente, me la immagino con un gran cipiglio confuso in volto e i capelli spettinati. «Ho fatto un casino.»

«Ma.. avevi bevuto? Voglio dire..» Cerco di trovare le parole adatte, ma mi sembra tutto così surreale solo per il semplice fatto che è così lontano da tutto ciò che potrebbe succedere a me. Non riesco a immedesimarmi in ciò che mi sta raccontando: ho sedici anni e mezzo e non ho ancora dato il mio primo bacio, figuriamoci perdere la verginità! «Tu eri.. lucida?»

Resta in silenzio qualche secondo, sento il mio stesso respiro. «Sì.. cioè no.» Mi mordo il labbro inferiore, non ci penso neanche ad interromperla. «Ero su di giri, avevo bevuto molto, lo ammetto. Però, cazzo!, perché non mi ha fermata? Perché non ci siamo fermati?»

Sento delle macchine in sottofondo. «Dove sei?»

«Sto tornando ora a casa.» Mi informa. Sgrano gli occhi: sono le otto di mattina! «Mi sono svegliata da poco a casa di Marcel e mi ha detto di andare perché stava tornando suo padre, ti rendi conto?»

Mi mordicchio nervosamente il labbro, che situazione! «E i tuoi? Puoi tornare a casa o preferisci venire qui da me?» Magari i suoi genitori non la vogliono vedere in quelle condizioni oppure si è inventata che avrebbe dormito da un'amica e ora non vuole vederli.

«Sì, verrò da te.» Mi risponde cogliendomi di sorpresa. «Non vorrei disturbare, però.» Aggiunge subito, ma la sua voce allarmata e preoccupata mi fanno ancora più convincere della mia proposta.

«Non dirlo neppure per scherzo.» Le intimo in parte seriamente. «Ti mando la posizione su WhatsApp.»

«Grazie Maya.» Mormora e dopo poco la conversazione finisce.

Che cavolo di casino!

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