Capitolo 51: Mi mancherai.

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Capitolo 51
Mi mancherai.


La sera torno a casa più serena perché, tutto sommato, mi era mancato Robert e il rapporto di amicizia che abbiamo non è cosa da poco, soprattutto per una ragazza come me, che si è sempre circondata di poche persone, perché non mi fidavo mai di nessuno.

Dunque, quando entro in casa e saluto Papà con un sorriso, non mi immaginavo di vederlo afflitto. Mi basta un suo sguardo per capire che qualcosa non va, quindi aggrotto le sopracciglia e non perdo tempo a chiedere il perché di quella faccia. «È successo qualcosa?»

Gli occhi di mio padre vagano su tutta la mia faccia, restando in silenzio e poi annuisce, sempre senza, però, aprire bocca. Lo seguo in salotto e lì trovo mia zia Judith seduta sul divano -non una novità, dopotutto.

«Ehi.» La saluto con una voce preoccupata. «Tu sai cosa è successo? Sembra abbia visto un fantasma.» Faccio un cenno a mio padre alle mie spalle.

La zia abbassa lo sguardo e si gratta il mento nervosamente, mentre i suoi denti mordicchiano le sue labbra come fa sempre quando è nervosa -e come faccio sempre anche io. «Sì.» Conferma a bassa voce.

Mi siedo accanto a lei e rapidamente mi libero del cappotto, lasciandolo sul divano accanto al mio corpo. Per un attimo mi fionda nella mente la possibilità che mia zia abbia raccontato a mio padre della sua storiella con Robert. Questo spiegherebbe la faccia cadaverica di mio padre, ma non capisco il motivo per cui avrebbe fatto una cosa del genere. Io non avrei mai fatto parola con nessuno né tantomeno Robert.

«Qualcuno mi vuole dire qualcosa?» Scatto nervosamente, questa situazione mi mette ansia ed agitazione.

Sento dei bassi sulle scale e dopo poco entrano in salotto i miei fratelli maggiori. Strano che siano entrambi qui, di solito sono sempre fuori e raramente stanno in casa contemporaneamente.

«Riunione di famiglia?» Domanda con un sorriso impertinente Edward.

Albert gli lancia un'occhiataccia dura. «Zitto.» Gli mormora e sembra essere serio.

«Vi ho fatti chiamare perché volevo che ci foste tutti.» Prende parola mio padre. «Judith deve dirvi una cosa.»

I miei occhi scattano su quelli di mia zia, che è visibilmente nervosa. «Sì.» Conferma le parole di mio padre. «Volevo dirvi che vado a Liverpool per un po'.»

Resto a bocca aperta e sono sicura di avere gli occhi fuori dalle orbite. Era più probabile che avesse raccontato di Robert a mio padre piuttosto che questo! Mia zia non ha mai avuto un buon rapporto né con Liverpool né con i suoi abitanti, in particolare mia Nonna. Come può andare a vivere lì?

«Seria?» Domanda Edward, senza cambiare più di tanto la sua espressione. In fondo, a lui che interessa? Non ha mai avuto un rapporto stretto con la zia come, invece, ho io o Albert.

Mia zia annuisce. Guardo Albert, che non sembra essere né sorpreso né contento di questa notizia. Che sapesse qualcosa? E perché non me ne ha parlato, allora?

«Tu non puoi andartene.» Le parole mi escono rapide dalla bocca e non rifletto neppure su quel che dico. «Come farai con il negozio? Dove vivrai? Che lavoro farai?» La tempesto di domande e non mollo lo sguardo da lei, che, però, non sente l'esigenza di contraccambiare.

«Andrò dalla Nonna e cercherò lavoro lì. Chiuderò per un po' il negozio oppure lo lascerò in gestione a qualcuno.» Risponde mia zia abbassando lo sguardo sulle sue gambe, strette in un paio di jeans scuri. «Non è una decisione definitiva, tornerò qui un giorno.»

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