Capitolo 69: Ricaduta nel baratro.

163 4 0
                                    



Capitolo 69
Ricaduta nel baratro.

Mi muovo distrattamente sulla sedia dello studio del signor Taylor. Mi squadra da capo a piedi. Mi devo annotare di non venire più qui struccata e con i capelli legati perché il signor Taylor si spaventa facilmente.

Ammetto di non aver un bell'aspetto oggi, ma stanotte non ho dormito bene. Si stanno avvicinando le ultime valutazioni di quest'anno scolastico e io voglio raggiungere dei buoni voti affinché il prossimo anno abbia la facoltà di scegliere altre materie, che altrimenti non potrei studiare.

«Dovresti sistemarti un po', no?» Domanda retorico il signor Taylor ed io alzo gli occhi al cielo. Che bisogno c'è di farmi pesare la mia bruttezza?

«Ho avuto una brutta giornata.» In realtà sia ieri che oggi sono state delle brutte giornate e Matthew era impegnato con gli allenamenti di basket, perciò non mi ha neppure aiutata ad alleviare le mie noie.

«La cosa non mi stupisce.» Mormora il signor Taylor.

«Qual è il suo problema?» Sbotto risentita. «So di non essere al meglio, e allora? Cosa devo fare? Non riesco a star dietro a tutto!»

Abbassa lo sguardo sui miei vestiti. «Ansia per gli esami?»

Annuisco, sforzandomi di non spaccargli la testa. Che cos'è quello sguardo?

«Mi sembrava tu stessi meglio dopo la visita a tua Nonna.» Commenta solamente mentre scarabocchia qualcosa sul suo quadernino sulla sua dannata scrivania.

Faccio un sorriso sarcastico, che non è assolutamente da me. «Intende dire quando ho sognato di essere seppellita viva dai miei fratelli?»

«Riposi male la notte?» Domanda e decide di ignorare il mio commento, forse è meglio così.

Prendo un bel respiro e cedo. «Riposo sempre meno e quando ci riesco non sto molto bene.»

«Succede spesso?»

«In queste ultime notti, sì.» Confermo annuendo. Incrocio le braccia al petto e aspetto che mi dica cosa devo fare per sentirmi meglio.

Ho il dannato bisogno di qualcuno che mi dica cosa devo fare, come posso uscirne perché da sola sono sicura di non farcela.

Matthew sostiene che devo essere io a salvarmi, ma non penso sia così. Ho provato, Dio solo sa quante volte ho provato a non lasciarsi sopraffare dalle emozioni, dalle paure eppure ho sempre fallito. Come può pensare che questa volta sia quella buona?

Lui non mi conosce da sempre, non sa cosa ho passato in questi tre anni, non sa che sono stata male così tante volte da averne perso il conto. Non è colpa sua se non lo sa, ma non può venirmi a parlare come se sapesse meglio di me come devo o non devo comportarmi.

«Ti prescrivo queste pillole per dormire la notte. Prendine una dopo cena tutte le sere fino alla fine della scuola.» Mi istruisce e mi dà una scatolina cilindrica di plastica dal colore arancione.

Le prendo e le soppeso, guardandole circospetta. «Non mi starà mica drogando?» La mia sembra poco una domanda, in effetti.

Fa una risatina. «No, certo che no.» Il suo sorriso tranquillo e sereno mi tranquillizza. «Sono solo delle medicine che ti aiuteranno a conciliare il sonno.»

Annuisco e le infilo nella tasca dello zaino. «C'è altro?» Domando lasciandomi andare sullo schienale della sedia sulla quale sono seduta da più di mezz'ora.

«Maya, non voglio mentirti.» Premette il signor Taylor e involontariamente il mio cuore inizia a scalpitare all'impazzata del petto per la paura e l'ansia. «Ti ho trovata meglio l'altra volta.» Mi fa notare e un grande sconforto si impossessa di me. «Non voglio dire che non stai andando bene, anzi. Ma stiamo tornando indietro piano piano.»

Fallin all in youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora