Capitolo 8: 'Notte Maya.

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Capitolo 8
'Notte, Maya.

Chiudo il libro di fisica di scatto, provocando un rumore fastidiosissimo. Solitamente mi comporto bene con i libri, li tratto come dei figli, ma proprio non ci riesco quando si tratta di fisica, chimica o matematica.

Sono stressata in questo periodo e la cosa non è mai un bene. Tra pochi giorni ci sarà un compito di fisica, una materia che odio con tutta me stessa e che proprio non riesco a comprendere.

Mi alzo dalla mia scrivania e spengo la lucina che illumina il banco da lavoro bianco. A illuminare la stanza ora c'è solo la piccola abat-jour posta sul mio comodino. Mi avvicino al letto e mi ci sdraio sopra.

Sono le undici e mezza; se mi addormentassi ora dormirei esattamente sei ore. Posso farcela, adesso chiudo gli occhi e mi addormento...

Sento da oltre il muro una porta sbattersi e delle imprecazioni, possibile che i nuovi vicini siano così incivili?

Sbuffo e cerco di contare le pecore per addormentarmi, ma proprio non ci riesco. Ho bisogno del silenzio assoluto per riposare.

Apro di scatto gli occhi e mi alzo a sedere. Forse se mi facessi un tè caldo mi addormenterei meglio. Scendo rapidamente le scale e arrivo nella buia cucina, illuminata solo dalla luna che splende da oltre la grande finestra. Mi faccio del tè e lo verso nella mia tazza. Sistemo nel lavello tutto ciò che ho utilizzato, li laverò domani, e intanto salgo le scale con la mia tazza e il tè.

Chiudo la porta di camera mia alle mie spalle e spero che i miei fratelli o i miei genitori non si siano accorti di niente. Non vorrei averli svegliati.

Mio padre lavora molto in questa periodo, non vorrei essere io l'artefice di ulteriori stress o disagi da parte sua.

Appoggio la tazza fumante sulla mia scrivania e velocemente mi metto una vestaglia nera di mio fratello, quindi molto più grande di me e me ne esco fuori in terrazza. Ora, può sembrare da pazzi uscire a metà ottobre in terrazza di notte quando in realtà si dovrebbe studiare, dormire o stare abbracciati a qualcuno, ma la verità è che la notte ha un effetto rilassante su di me. Non penso di essere l'unica a sentirsi attratta dalla Luna e le stelle.

Apro la porta finestra e mi siedo sulla poltroncina di vimini posta sul mio balcone. Mi sistemo e mi stringo nel tessuto della vestaglia, mi ci involgo completamente.

Sento dei rumori ovattati provenire da casa, ma so per certo che non si tratta della mia, visto che sembra non esserci un'anima viva.

Albert sta sicuramente dormendo, così come Papà e Mamma, mentre Edward sarà uscito e tornerà più tardi, o forse non tornerà proprio. Chi lo sa che cosa gli passa per la mente.

Prendo un sospiro amareggiato e mi porto alle labbra la mia tazza di tè. Sono un'amante del tè, lo bevevo sempre con mia Mamma da piccola. Ci sedevamo sul divano e bevevamo il tè, mentre Albert disegnava sul suo blocco ed Edward guardava la rivista dei calciatori. Ha sempre avuto una grande passione per il calcio, peccato che non abbia continuato per quella strada.

Albert, invece, ha proseguito con la sua passione per il disegno, mantenendola sempre, però, in secondo piano. Questo anche perché Papà non crede che possa tornargli utile nella vita, quindi tende a instillargli altri progetti, che ad Albert non dispiacciono.

«Ehi, mi senti?» Qualcuno mi richiama e io sobbalzo impacciatamente, tanto da far rovesciare un po' di tè caldo sulla vestaglia.

«Merda.» Sussurro tra me e me quando vedo il liquido bagnare il tessuto della veste. «Sì?» Alzo lo sguardo per vedere chi mi ha chiamato e trovo, con mia grande sorpresa, il ragazzo incontrato a scuola, quello che mi ha tirato una pallonata.

Fallin all in youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora