Capitolo 60
Ritorno al passato.Picchietto il piede al pavimento come se fossi un animale in gabbia. Sono nervosa. Lo sono sempre di più.
Erano mesi che non entravo in questo corridoio dalle pareti color arancione vivo, che sembra quasi che ti abbiano dato un pugno in faccia da quanto è accecante. La luce penetra da una grande finestra. Ci sono dei piccoli divani bianchi e un tavolino da fumo basso dove sono sparse numerose riviste.
In un momento come questo posso pensare alle riviste?
Zia Judith è seduta accanto a me e, a quanto pare, lei può dato che legge un articolo su una rivista. È rilassata, bella come sempre nel suo vestito azzurro e le ballerine nere ai piedi. Come fa a non aver paura?
Se ci fosse stato mio padre al posto suo mi avrebbe già fatto una testa così, mi avrebbe chiesto mille volte come mi sentivo e quant'altro. Ma Papà non c'è, c'è solo mia Zia che legge la rivista.
Un tempo non venivo mai qui senza di lui.
«Papà, non voglio andare.» Brontolavo come una bambina capricciosa.
Lui sbuffò, ma non sembrava essere davvero arrabbiato. Era fin troppo paziente quest'uomo. «Non fare così.» Mi intimò guardandomi dall'alto. «Ora tu entri lì dentro e parli con il signor Taylor in tutta sincerità, okay?»
«Non lo conosco neppure, il signor Taylor!» Ribattei scocciata.
«Siamo qui proprio per fartelo conoscere.» Si sistemò la camicia che indossava e mi guardò dolcemente. «Se non ti piacerà ne sceglieremo un altro, okay?»
Annuii. Mi sembrava un buon accordo. Una signora dai capelli biondicci mi venne a chiamare, così mi alzai e la seguì in una stanza. Appena entrai venni assalita da un forte odore di incenso, tanto che tossicchiai lievemente. Quando mi concentrai su ciò che avevo davanti mi ritrovai di fronte qualcosa che non era minimamente come me lo ero immaginato. Non c'erano solo libri lì dentro, non c'era solo un divano smunto e scomodo, non c'era solo una scrivania di mogano antico. C'erano anche colori, quadri e disegni sulle pareti colorate, fiori vicino alla poltrona rossa.
Persino il signor Taylor non era come me lo aspettavo. Non aveva nessun paio di occhiali piccoli e inquietanti, ma anzi era un bell'uomo. Aveva la carnagione scura -mulatta-, era pelato e indossava una camicia aderente bianca che metteva in risalto i muscoli delle braccia e del torace.
«Buongiorno, signorina Cox.» Mi salutò alzandosi dalla sedia girevole dietro la scrivania. «Sono Lucian Taylor.» Mi sorrise calorosamente. «Come ti chiami?»
Una signora dai capelli rossi e l'aria stanca mi chiama. «Signorina Cox?» Mi alzo in piedi, ormai so che sbuffare e lamentarmi non servirà a nulla. «Mi segua.» E scompare nel corridoio dal quale è entrata.
Mi volto per salutare mia zia, che tira entrambi i pollici in aria e mi fa un sorriso smagliante. Chissà come fa ad avere tutta questa energia. Io mi sento spossata, è da due giorni che non mi sento bene, è da due giorni che non chiudo occhio.
Seguo la signora dai capelli rossi e percorro quel corridoio che tanto mi ricordo, entro nella stanza che riconoscerei persino al buio e da bendata, non mi spavento neppure quando chiude la porta con un tonfo.
Mi guardo intorno. Sono circa sei mesi che non vengo più qui dentro, ma le cose sono esattamente come me le ricordavo. Niente è cambiato.
I divanetti colorati sono sempre lì, al lato sinistro dalla stanza, mentre di fronte a me, davanti a una vetrata, che dà su un laghetto, c'è la scrivania del signor Taylor.
STAI LEGGENDO
Fallin all in you
Novela Juvenil[COMPLETA] You know I've been alone for quite a while haven't I? I thought I knew it all Found love but I was wrong More times than enough But since you came along I'm thinking baby You are bringing out a different kind of me There's no safety net t...