Capitolo 37: Non ti infastidisce questa precarietà?

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Capitolo 37
Non ti infastidisce questa precarietà?

È una piovosa giornata di fine dicembre. Il vento colpisce i vetri della caffetteria in cui mi trovo come un gigante con un'ascia invisibile.

Mi stringo nel mio maglione marrone e mi sistemo meglio sulla sedia, incrociando le gambe sotto il mio corpo. Sto aspettando che Robert per fare colazione.

Pochi giorni fa mi aveva chiesto di vederci e quindi eccomi qua, in attesa che quel bel ragazzo, giocatore di basket, si faccia vivo. È in ritardo solo di cinque minuti, ma odio stare ferma ad aspettare.

Ne approfitto per prendere il cellulare ed entrare su Instagram. Come sempre non c'è nessuna novità da parte di Matthew. So che sembra stupido, ma ho pensato che forse mi avrebbe mandato un messaggio in questi giorni di assenza da casa.

Rinfilo il cellulare in tasca e mi rimprovero da sola per i miei pensieri; se non si è ancora fatto sentire vuol dire che non è interessato, vuol dire che non gli importa di farmi sapere come sta o di sapere come sto io.

Devo solo dimenticarmi della notte di Natale. Facile a dirsi, ma il mio cuore batte sempre più forte quando mi ricordo del modo dolce in cui le sue labbra si muovevano sulle mie e le sue mani si posavano sui miei fianchi per attirarmi più vicina a lui.

Stringimi, abbracciami, baciami perché non aspetto altro.

«Maya.» Mi saluta Robert con un sorriso e io sobbalzo spaventata perché, come sempre, avevo la testa da tutt'altra parte.

«Ehi.» Ricambio il saluto, anche se un po' imbarazzato per la pessima figura che ho fatto, che lo fa, infatti, ridere. «Dormito tanto?» Chiedo alludendo al suo piccolo ritardo.

«Oh, no no.» Scuote la testa e prende posto al tavolino, sedendosi di fronte a me. «Mi sono fermato da un'amica mentre venivo in qua.» Mi informa solamente e chiama la cameriera prima che possa domandar altro.

«Vorremmo due cappuccini, una brioche alla marmellata di albicocche e una al cioccolato, per favore.» Elenca senza dimenticare nulla e mi chiedo come si sia ricordato di ciò che mi piace e che prendo sempre quando faccio colazione al bar. «Giusto?» Chiede conferma quando nota il mio sguardo ipnotizzato.

«Sì sì.» Mi affretto ad annuire e congedo la cameriera con un sorriso. «Come è possibile che ti ricordi ciò che prendo a colazione?»

«Abbiamo fatto qualche volta colazione nella caffetteria della scuola e mi sono rinvenuto grazie alle tue lamentele continue sulle brioche alla marmellata di albicocche che fanno lì a scuola.» Mi spiega sorridendo e i suoi occhi verdi brillano. È davvero un bellissimo ragazzo, com'è possibile che siamo diventati amici? «Sei così pensierosa oggi, Maya. Tutto bene?»

«Sì, sì.» Annuisco nuovamente e sorrido per rassicurarlo. «Non mi aspettavo un tuo messaggio ieri per chiedermi una colazione fuori.» Ammetto, sono stata un po' perplessa nel trovare una sua notifica su WhatsApp.

«Avevo voglia di fare colazione fuori e di stare un po' in tua compagnia. Perché? Non posso?» Domanda retoricamente.

«Certo che puoi.» Mormoro imbarazzata e mi sposto una ciocca di capelli da dietro l'orecchio.

«Inoltre, in questi giorni c'è sempre confusione in casa mia perché mia madre sta pensando bene di imbiancare tutte le stanze.» Mi racconta. Una cosa che adoro di Robert è che si mette a raccontare di tutto ed è un vero chiacchierone, perciò non mi sento spesso in dovere di dire qualcosa perché a lui va bene anche così. «Che poi, dico, perché imbiancare d'inverno? Non può farlo d'estate quando Travis è al campeggio e io sto fuori tutto il giorno con i miei amici?» Ridacchio, la fa così semplice lui. «Perché ridi?»

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