Capitolo 42: Delusioni d'amore.

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Capitolo 42
Delusioni d'amore.

Così, la sera stessa, partiamo per tornare a Bristol. Questa partenza improvvisa ha fatto insospettire Albert, ma sono riuscita a convincerlo a partire utilizzando la scusa della zia e lei stessa pensava di essere la ragione di questo cambio di programma.

La Nonna mi schiocca un bacio sulla guancia e mi sussurra di chiamarla il prima possibile per avere novità. Infatti, stamani ho mandato un messaggio a Matthew per avvertirlo del mio ritorno e gli ho chiesto se potevamo incontrarci da Betty per fare colazione domani mattina stessa. Lui ha accettato e mia Nonna era al settimo cielo e per tutto il tempo non ha fatto altro che intimarmi di chiamarla o lo avrebbe fatto lei. Per fortuna, che Albert e la zia erano occupati a ringraziare Gloria dell'ospitalità e della gentilezza per accorgersi di mia Nonna e delle sue finte minacce.

Mi mancherà mia Nonna e questi cinque giorni da lei proprio mi servivano. Mi ha fatto bene parlare con lei e cambiare un po' aria, soprattutto perché a casa non avevo niente di meglio da fare.

Di solito, passavo le mie giornate di relax con Natalie e ci guardavamo un film oppure ci mettevamo lo smalto alle unghie e ci facevamo le trecce ai capelli, ma quest'anno non è andata così.

Saluto rapidamente anche Gloria, che mi stringe forte a sé e mi chiede di tornare presto perché non ha mai visto mia Nonna così felice come in questa mia permanenza a Liverpool. La ringrazio per l'enorme complimento e le prometto che appena possibile tornerò. Spero di poterle rivedere presto.

Raggiungo la macchina seguita da mio fratello, mia zia e tutte le nostre valige e finalmente sprofondo sul sedile posteriore dell'auto e mi lascio cullare dal suo movimento fino ad addormentarmi.

•••

Aspetto intrepida che Matthew varchi la porta della pasticceria di Betty. Se ancora ripenso alla mia sfrontatezza nel avergli fatto questa proposta mi imbarazzo da sola, eppure è una cosa alquanto normale!

Prendo in mano il cellulare e controllo se mi è arrivato qualche messaggio da parte sua, ma ancora niente. Dopo il suo «certo che ci vediamo domani!», ci siamo organizzati per vederci qui alle nove e mezza di mattina e dopo un paio di battute sulla mia passione per la marmellata della signora Betty l'ho salutato con un timido e dolce «a domani», che non ha tardato a ricambiare con un cuoricino azzardato, ma assolutamente apprezzato.

Mi sento una stupida nel fissare la sua chat e rileggere i messaggi che ci siamo scambiati. Una totale stupida, eppure lo sto facendo.

Betty più volte si avvicina per chiedere se voglio ordinare, ma io la rassicuro più volte dicendo che sto aspettando qualcuno. Se ne va con un piccolo sorriso, forse si aspetta Natalie.

Prendo in mano il cellulare e guardo l'ora. Sono le nove e quaranta, Matthew è in ritardo di dieci minuti e a me comincia a crescere un brutto presentimento o forse è solo un po' di ansia.

Come ho potuto venire qui senza prima prepararmi un bel discorsetto? Cosa gli dirò quando ce l'avrò davanti? Sicuramente non riuscirò a spiccicare parola, perché non mi sono imparata a memoria cosa dire?

Mi sudano le mani dall'ansia, perciò decido di riprendere il controllo di me stessa. Non andrò da nessuna parte con queste cattive vibrazioni, devo restare serena e concentrata su quello che sto per fare.

Ripenso al mio outfit e mi chiedo se vada bene o meno. Indosso un maglione largo, di lana, di un colore simile al nero e dei pantaloni di jeans, mentre ai piedi porto degli scarponi scuri che mi riparano dalla neve che c'è fuori.

Inutile dire come era sorpresa e felice di trovare la neve ieri sera quando sono arrivata a casa. Papà mi aspettava sulla porta e mi ha abbracciata forte forte, dopodiché ha preso lui tutte le valigie e ha insistito affinché Judith restasse a dormire da noi, così da potergli raccontare come stava la Nonna, Gloria, la casa e tutto il resto.

La zia è stata piuttosto scontrosa con mio padre -in effetti, lo è stata un po' con tutti ieri-, ma ha accettato la sua offerta di dormire a casa nostra per quella notte. Forse non voleva restare a casa sua da sola. Ad ogni modo, sono contenta che sia rimasta da noi, perché così mi sono assicurata che mangiasse e riposasse, nonostante le continue domande di mio padre sulla Nonna e sul nostro viaggio.

Tiro le maniche del mio maglione di lana e sospiro impercettibilmente. Sono le nove e quarantacinque e ancora niente. Come è possibile?

Mi guardo intorno e le poche persone nella caffetteria non mi calcolano di striscio eppure ho l'impressione di essere controllata da chiunque. Il cuore mi batte sempre più velocemente dalla paura e chiudo gli occhi, provando a stabilizzare il mio respiro.

«Tutto bene?» Mi chiede Betty con la sua piccola voce.

Apro di scatto gli occhi e annuisco. «Prenderei un tè caldo, se possibile.» Ordino, affinché se ne vada e poi perché mi sento debole, devo mangiare o bere qualcosa.

«Arriva subito.» Mi sorride teneramente e scompare dalla mia vista.

Il tè arriva accompagnato anche da dei pasticcini offerti da Betty in persona e io la ringrazio calorosamente. Il tempo passa, io inizio persino a leggere un libro che mi ero portata dietro in borsa -ne ho sempre uno con me, a quanto pare-, di Matthew neanche l'ombra.

Solo dopo le dieci e venti capisco la situazione in tutto il suo complesso: mi ha dato buca.

Non ci posso credere che non si sia presentato, come può non essersi presentato? Nei messaggi mi aveva fatto intendere che voleva rivedermi al più presto e che voleva parlare sia del bacio che dei suoi presunti sentimenti nei miei confronti.

Lo sconforto è tale da distrarmi anche dalla lettura di Orgoglio e Pregiudizio. Prendo un bel respiro e mi alzo dal mio tavolino, che ormai occupo da fin troppo tempo, mi avvicino al bancone e pago la mia colazione. Con un sorriso tirato saluto Betty e me ne vado senza più guardarmi indietro.

Fallin all in youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora