Capitolo 11: Compagni di biblioteca confusionari.

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Capitolo 11
Compagni di biblioteca confusionari.

Appoggio i libri sul grande tavolo di legno della biblioteca. Sospiro pesantemente e mi guadagno anche delle occhiatacce da un paio di ragazze di un tavolo vicino.

Faccio un finto sorriso di scuse e mi siedo. Sono stanca e sono solo le tre del pomeriggio.

Ieri sera ho provato a studiare biologia fino alle due di notte, ma i miei fratelli litigavano e io non sono riuscita a concludere molto.

Tra pochi giorni avrò un compito importante di biologia e io sono molto molto in ansia. Perciò, è già da qualche giorno che provo a studiare, ma ogni volta mi ritrovo in situazioni che non mi aiutano a concentrarmi.

Dunque, sono dovuta venire fino alla biblioteca della scuola per cercare un po' di pace per studiare.

In verità, non mi dispiace poi così tanto. Qui è bello, ci sono tantissimi libri e posso confrontare anche diversi testi così da aver una maggior conoscenza degli argomenti.

La biblioteca è cupa e l'ambiente è illuminato solo dalle abat-jour accese sparse per la stanza. Il marrone e il rosso predominano, scurendo ancora di più l'atmosfera. Ma, in fin dei conti, si viene in biblioteca per studiare, quindi non è poi così importante come sono le pareti.

Apro il mio libro e inizio a leggere la prima pagina; sono tante, tantissime righe e molte, moltissime nozioni da ricordare. Sottolineo le parti più importanti e riporto le frasi significative su un quadernino. Utilizzo anche dei colori per rendere il tutto più bello.

Forse se mi piacerà, riuscirò anche a studiare con più facilità.

Dalla porta a vetri marrone entra qualcuno, alzo lo sguardo per sapere di chi si tratta e rimango sorpresa nel vedere che è Matt, il mio vicino di casa.

Si guarda intorno e accenna un sorriso quando i suoi occhi color nocciola si posano su di me. Ricambio alla meglio e si incammina verso di me a passo deciso.

Cosa sta facendo? Mi viene a salutare?

Cerco di calmarmi, non posso essere così ansiosa ogni volta che qualcuno mi si avvicina.

«Ehi.» Dice e le ragazze di prima si voltano per zittirlo. «Scusate.» Sussurra verso di loro, poi alza gli occhi al cielo e si siede accanto a me.

«Che fai?» Domando cercando di risultare divertita dalla situazione, ma sento i palmi delle mani diventare umidi.

«Mi siedo qui con te.» Risponde ovvio, sul suo bel volto chiaro si estende un sorriso. Le labbra piccole e rosee mostrano i denti bianchi. «Non posso? Aspettavi qualcuno?»

«No, no.» Mi affretto a dire e scuoto le mani rapidamente.

«Bene.» Sorride.

Ha proprio un bel sorriso. Uno di quelli che ti fanno venire voglia di sorridere anche a te, perché sono così sinceri e genuini da essere anche contagiosi.

«Cosa devi studiare?» Domando curiosa quando vedo che non tira fuori niente dallo zaino nero dell'Eastpak.

«Ohw, niente.» Scrolla le spalle, lo vedo armeggiare con qualcosa nella sua tasca e un attimo dopo noto che tiene stretto fra le sue dita esili il cellulare, avvolto dal filo delle cuffie. «Se non ti spiace, resto qui ad ascoltare la musica.»

Aggrotto la fronte e mi mordo il labbro inferiore, cercando di reprimere un sorriso. «Perché sei venuto in biblioteca se vuoi ascoltare la musica?»

Appoggia le spalle, coperte dal maglione bordeaux della scuola, alla sedia e stende le gambe sotto il tavolo. «Non avevo voglia di tornare a casa.»

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