Capitolo 39: Quel ragazzo era tuo Nonno.

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Capitolo 39
Quel ragazzo era tuo Nonno.

La mattina dopo vengo svegliata da mia Nonna, tutta pimpante già alle otto di mattina. Spero non abbia riservato lo stesso trattamento alla zia, perché so per certo che non ci mettere più di due secondi a mandarla a fanculo e tornare a dormire.

Mi metto dei jeans, un maglione grigio e mi sistemo i capelli con una spazzola portata da casa. Provo un sorriso allo specchio e come sempre il risultato non mi piace; ho le guance troppo paffutelle e il naso a patata. Come può dire Gloria che sono una bella ragazza?

Scendo le scale e mi ritrovo a fare colazione con Gloria, la Nonna, Albert e la zia Judith, che stranamente si era già svegliata per andare a correre.

«Maya, tesoro, mi passeresti la teiera?» Mi chiede la Nonna e io gliela passo ricevendo da parte sua un «grazie» affettuoso. Tempo di bere un sorso del suo tè e; «Allora, Albert, come va a casa? E all'università?»

I suoi occhi scuri si spostano immediatamente verso nostra zia, che è intenta a spalmare il burro sul pane. «Bene, grazie.» Mio fratello è di poche parole, per questo gli vado in aiuto io.

«A casa tutto bene. Papà lavora all'ospedale e spesso deve fare dei turni di notte, ma non si lamenta.» Mi conquisto la completa attenzione della Nonna, che mi guarda da sopra la sua tazza di tè. «Edward, invece, sta cercando lavoro.» Mi dispiace mentire a mia Nonna, ma non me la sento di dare una così grande delusione a questa donna: in realtà, Edward non fa nulla, a parte uscire con gli amici, andare alle feste e stare con la sua ragazza, Leila. «Ed è ancora fidanzato con quella ragazza dell'altra volta, non so se te la ricordi, Nonna.» Se non sbaglio si sono incontrate una volta a Bristol, una delle poche volte che Nonna è venuta a farci visita.

«Chi?» Chiede mia Nonna accigliandosi e penso di aver visto la zia sopprimere una risata, cosa le fa ridere tanto? «Scusa, ma non mi ricordo.»

«Ah, non fa nulla se non ti ricordi di Leila.» Figurati, se potessi me la dimenticherei pure io, ma è possibile dato che è fissa a casa nostra.

«Leila.» Ripete il suo nome, forse sta cercando di fare mente locale. «Mh, no, non me la ricordo.»

«Tranquilla.» Le dice Gloria passandole un cesto, contenente della frutta. «Tieni le arance fresche, sono andata ieri al mercato a prenderle.»

Nonna accetta volentieri e la conversazione prende tutt'altra piega. Poco dopo la Nonna si alza per andare al bagno ed Albert aiuta Gloria a sparecchiare, così restiamo al tavolo solo io e la zia.

«Sei andata a correre, quindi?» Le chiedo sorpresa, non nascondo neanche il mio divertimento.

«Cosa ridi? Quando stavo qui andavo spesso a correre.» Mi informa sorridendo anche lei. «Ci andavo spesso con un mio amico, un mio compagno di classe, Marcus.»

«Marcus?» Le chiedo mentre mi pulisco la bocca con un tovagliolo. «Lo stesso Marcus di cui parlava ieri la Nonna?»

«Sì, lui. Non mi immaginavo che faceva ancora una corsa tutte le mattine, così me lo sono ritrovata di fianco.» Mi racconta con il suo solito fare civettuolo.

«Come ai vecchi tempi.» Le dico sarcasticamente e lei si mordicchia il labbro inferiore per non rispondermi per le rime, la conosco ormai.

«E mi ha chiesto di uscire per bere qualcosa una di queste sere.» Mi informa con un tono di voce neutrale, ma io sto già per urlare. «Zitta, Maya!»

«Zitta su cosa?» Vuol sapere Albert, entrando nella sala da pranzo e guardando prima me e poi la zia.

«Niente.» Dice lei proprio mentre io; «La zia ha un appuntamento.»

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