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PRESLEY'S POV

Quando la mattina seguente aprii gli occhi constatai con dispiacere che la pioggia non fosse minimamente cessata e da ciò che non aveva alcuna intenzione di darci tregua. Lo schermo del cellulare mostrava le sette e quarantacinque il che spiegò il perché non avessi percepito alcun rumore provenire dal resto della casa. Dopo essermi sgranchita a dovere ed approfittando del fatto che il bagno fosse libero e che lui non fosse nei paraggi, pensai che una bella doccia prima di colazione mi avrebbe fatto più che bene, così, acchiappai i vestiti e l'intimo necessario ed uscii dalla mia camera per intrufolarmi nel bagno.

Fresca e pulita mi rivestii e legai i capelli in una lunga coda e solo dopo essermi accertata che fossi presentabile abbassai delicatamente la maniglia per avviarmi verso la zona giorno camminando scalza ed in punta di piedi sul parquet alla disperata ricerca di un paio di pantofole.

«Bene, andiamo a preparare la colazione.» Sussurrai tra i denti svoltando alla mia sinistra per inoltrarmi nel corridoio conducente nella zona giorno ma non feci neanche in tempo a sbattere le palpebre che il mio muso andò a sbattere contro qualcosa.

«Ahi, che male!» Piagnucolai perdendo l'equilibrio finché mi sentii afferrata per il braccio.

«Attenta!»

Riaprii gli occhi velocemente quando riconobbi la voce del ragazzo.

«Certo che sei sbadata, tu!» Quasi mi rimproverò reggendo ancora forte il mio braccio nonostante non servisse più mentre tentai di svincolarmi dalla presa senza dare troppo nell'occhio.

«Scusami, non volevo svegliarti.»

«Non l'hai fatto.» Esclamò posando lo sguardo sulle mie gambe nude mettendomi di conseguenza in imbarazzo. «Mi sono addormentato sul divano ieri sera.»

Non fiatai, rimasi ferma a massaggiarmi il naso ancora pizzicante.

«Vieni con me!» Ordinò trascinandomi nella direzione della sua camera da letto senza aspettare il minimo consenso da parte mia, come se fosse qualcosa di naturale o ci conoscessimo da anni. Non sapevo neanche il suo nome eppure, dal nulla, mi trovai all'interno della sua camera da letto.

«Io..io stavo...» Balbettai qualcosa di incomprensibile e sottovoce che lui ignorò finché premette un pulsante sotto l'interruttore della luce e subito dopo le tende incominciarono a spostarsi automaticamente. Camminò verso un mobile alla nostra sinistra dandomi modo di dare un'occhiata alla stanza. Era grande, moderna, dai toni scuri e non aveva solo una parete di vetro ma ben due ; una vista mare e l'altra vista piscina e giardino. Caspita, pensai.

«Siediti pure.» Disse secco ancora di spalle mentre smisi di respirare all'istante. Ero estremamente tesa e spesso e volentieri diventavo impacciata.

«C-come? Cioè.. qui?» Chiesi, convinta che nonostante lo sbattere costante della pioggia sulle vetrate stesse riuscendo ad udire i battiti imbizzarriti del mio cuore per quanto fossero accelerati. «Qui sopra?»

Deglutii indicando il suo letto.

«Esatto, lì sopra, Peps. Ora!»

Non fiatai ma feci come chiese e molto lentamente mi diressi verso il suo letto per poi sedermici senza staccare lo sguardo dalla sua schiena scolpita che notai fosse priva di tatuaggi.

«Non hai alcun tatuaggio sulle spalle.» Morsi all'istante il labbro inferiore, maledicendomi. Come diavolo mi era venuto in mente di dirgli una cosa del genere? E poi, così dal nulla. Lo sentii sorridere compiaciuto e ciò mi fece sprofondare ulteriormente nella vergogna, soprattutto quando si voltò a guardarmi.

Agrodolce- H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora