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PRESLEY'S POV

«Conosci quel tizio seduto laggiù?» Domandò un Rumer alquanto sospettoso, lanciando sguardi sfuggenti e parecchio buffi oltre le mie spalle mentre sistemai il vassoio sul bancone e gli ordinai di preparare un paio di bicchieri di vino bianco che avrei dovuto servire ai tavoli.

«No.» Esclamai subito senza avere neppure il bisogno di voltarmi a vedere di chi si trattava.

«Ne sei certa? Perché non fa altro che seguirti con gli occhi e...-»

«Rumer, non ho idea di chi sia!» Ribadii interrompendolo, finché dovette annuire.

«Presley?...Scusa, dico a te, ragazzina....lì, vicino al bancone.»

E che cazz-.....pensai, quando l'inglesino, origliando la nostra conversazione decise di intromettersi, catturando anche sguardi indiscreti di gente infastidita mentre sprofondai nella vergogna abissale.

Perdendo le staffe serrai le labbra affinché non pronunciassero niente di inadeguato mentre Rumer appoggiò le mani sui fianchi, quasi aspettandosi una spiegazione. «Ah, vedo che conosce anche il tuo nome!»

«Non fare caso a lui!» Mormorai. «E sbrigati con l'ordinazione.»

«Ah, sì sì!» Corse goffamente via dal bancone per andare ad afferrare qualcosa mentre mi voltai a strangolare Styles con un'occhiataccia, beccandolo a fissarmi, cosa che ovviamente aveva fatto nelle ultime ore chiedendo pure al signor Duval se potesse restare lì. Ed ovviamente, che aveva fatto il mio grazioso datore di lavoro? Glielo aveva consentito e come se non bastasse, erano pure andati a pranzare insieme nella pizzeria di fronte al coffee shop mentre io sgobbavo facendo il lavoro per tre.
Assurdo.

«Devi andartene!» Esclamai nervosa camminandogli affianco, per dirigermi al tavolo dietro di lui. Lo pulii lanciando un'occhiata al bancone aspettando che quella lumaca di Rumer avesse terminato, cosicché potessi servire i clienti, o il signor Duval mi avrebbe certamente licenziata in tronco.

«Perché?» Domandò spavaldo, sorseggiandosi la sua tisana. «Ti distraggo, per caso?»

Alzai gli occhi al cielo, palesemente irritata, mentre lui sorrise soddisfatto. «No. Mi infastidisci!»

«Grandioso, ragione in più per rimanere.» Si sgranchì le gambe accomodandosi come se fosse sul divano di casa sua e ringraziai il cielo che in quel locale non ci fosse mai molta gente e quella che c'era era bizzarra come lui, perciò il suo atteggiamento non avrebbe scaturito scalpore.

«Ecco a voi!» Sorrisi ai clienti che mi ringraziarono educatamente una volta che li servii.

«Sei sexy quando ti arrabbi.»
Mi voltai talmente di scatto che i suoi occhi erano rimasti ancora fermi all'altezza del mio fondoschiena, il che mi mise a disagio e mi fece arrossire all'istante.

Ma dai, Peps? Non capisci che ti provoca?... E tu che fai? Abbocchi così facilmente e gli regali soddisfazioni a non finire....

Mi sforzai con tutta me stessa a mostrargli un sorriso più finto dei soldi del Monopoli. «Vuole un po' di zucchero.....» gli pestai di proposito il piede facendolo gemere «....signore?»

Mi guardò esterrefatto , poi mi sorrise sbalordito nonostante premetti il mio tallone maggiormente. «Ehm...no...» ridacchiò addolorato «...grazie, sei sempre...ah, cazz- ....gentile tu, eh!»

«Sempre, e dato che qui ha finito....» gli portai via la tazza ancora mezza piena «...ora devi andartene!» Ringhiai a bassa voce.

«Ma non ho ancora...hey....!!»

Agrodolce- H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora