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HARRY'S POV

«Brutte notizie?»

Il dottore sollevò gli occhi dalla cartella clinica. «In linea di massima sta bene...» esclamò sfogliando tra i vari posti «...ma confermo la sua amnesia retrograda. È per questo che lei fatica a riportare alla mente i ricordi più recenti , cosa che non accade con quelli a lungo termine dato che come lei stesso ha detto, si ricorda tutti i suoi amici o cose accadute anche fino a sei mesi prima. Non è grave, è temporanea ma quello che posso constatare dalle sue lastre è che non sono certo al cento per cento che sia dettata esclusivamente dal trauma cranico che ha riportato nell'incidente.» Storse le labbra fissando i fogli che reggeva tra le mani.

Tesi la mandibola. «Ovvero?»

«Può anche essere stato causato da un forte shock, o dall'apprendere una notizia che l'ha scosso profondamente.» Mormorò mentre lo seguii con attenzione sforzandomi di farmi tornare in mente qualcosa riguardo a quella notte. «Qualcuno le ha detto dove fosse diretto o da dove stesse arrivando ? Se era con qualcuno al telefono, probabilmente...-»

Ma certo. Santiago! E poi, lui voleva parlarmi di qualcosa di importante. Che fosse proprio questo?

«E che cosa potrei fare per accelerare i tempi di recupero? Quanto ci metterò a guarire?»

Sorrise. «Non c'è un tempo preciso, dipende da persona a persona.» Esclamò. «Ma bisogna anche provocarli i ricordi, in qualche modo. Come? Si domanderà! Beh, non di certo tramite oggetti come molti dicono.» Aggiunse scuotendo il capo. «Devi rilassarti e concentrarti. Puoi coprirti gli occhi con una benda e tramite vari odori, sapori, musica, rumori di passi o di risate, il nome di un film , un libro, la carezza calda di qualcuno che ama deve cercare di scavare all'interno della tua testa. Questo è un metodo molto efficace. Certo, sarà estremamente difficile e non sempre questo esercizio garantisce buoni risultati, ma tentare non nuoce soprattutto se si è decisi a voler recuperare un pezzo della propria vita.»

Ed io che avevo allontanato da me l'unica persona che mi avrebbe potuto aiutare.

«Signor Styles, non demorda. I ricordi possono impiegarci giorni, settimane, mesi a riaffiorare. A volte anche di più ed ogni caso è a sé !» Deglutì, ma almeno fu sincero mantenendo basse le mie aspettative mentre tirai un grosso respiro. «Ma lei non è il primo e non sarà nemmeno l'ultimo a cui capita qualcosa di simile, perciò questo non significa che sarà così per sempre. Vedrà che accadrà qualcosa nella sua vita che le farà ritornare in mente tutto quanto, ne sono certo.» Smorzò un lieve sorriso tinto di ottimismo mentre mi limitai semplicemente ad annuire. «Ci vediamo la settimana prossima.»

Gli strinsi la mano e me ne andai. Una volta tornato a casa provai di tutto ; dal guardarmi qualche puntata dell'ultimo show televisivo che avevamo seguito su Netflix, al giocherellare con i tasti del pianoforte che detestavo suonare. Dallo sfogliare qualche libro appoggiato sulla mensola, annusandone anche le pagine nella speranza che quel gesto riuscisse a scaturire qualcosa al mio interno all'annusare qualsiasi cuscino presente sul divano come un cane da tartufo. Niente si mosse, così arrendendomi, decisi di farmi un bagno rilassante non avendo di meglio da fare. Erano trascorsi dieci giorni da quando lei se n'era andata, e tre da quando avevo discusso con Santiago. Jefferson era andato a Las Vegas con Brenda e Nikki passò una volta ma non le aprii, fingendo che non fossi in casa. Invece c'ero, e non avevo la minima voglia di vedere o interagire con qualcuno.
Riempii un bicchiere di scotch al quale ci aggiunsi un cubetto di ghiaccio, ma appena feci per andare in bagno, indietreggiai ed afferrai tutta la busta con i cubetti. Ce la versai all'interno della vasca rivestita di marmo pregiato e mi immersi nell'acqua ghiacciata venendo accoltellato da milioni di lame invisibili; attraverso la vetrata laterale, tra le gocce di pioggia che scivolavano su essa, potei perfettamente notare il mio aspetto terribile e transandato. Sembravo pallido, esausto ed avevo le borse sotto gli occhi. Nella testa non provavo niente, come se fosse paralizzata o spenta, ma il mio corpo mi mandava chiari segnali di sofferenza . Percepiva tutto e lo riversava all'esterno.

Agrodolce- H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora