82

2.9K 119 29
                                    



PRESLEY'S POV

«Per l'amor di Dio, Presley!» Sbottò l'uomo quando buttai giù l'ennesimo birillo con il paraurti dell'auto. «Che cosa ti ho detto?»

«I birilli sono persone.» Un po' brutto come paragone, ma efficace.

«Esatto...» esclamò ordinandomi di spegnere il motore «...e ne hai messe sotto ben dodici! Oggi con la testa stai da tutt'altra parte.» Borbottò perdendo le staffe. «L'altra volta eri andata così bene, ma che ti succede ultimamente?»

In realtà erano tredici, ma non proferii parola non volendo peggiorare la situazione. Il signor White aveva ragione dicendo che avevo la testa da tutt'altra parte e come se non bastasse, il mio esame pratico di guida si stava avvicinando. Sospirò a lungo, come se si fosse pentito dei modi duri anche se per nulla intenzionati ad offendermi, anzi. Lo compresi dato che in più di un'occasione si era complimentato con me per aver passato l'esame di teoria con il primo gruppo, non commettendo alcun errore.

«Dai, non importa.» Aggiunse quasi subito quando slacciai la cintura di sicurezza. «Faremo più pratica nei prossimi giorni, soprattutto con i parcheggi!» Scese.

«Mi dispiace signor White.» Dissi mortificata. Detestavo deludere le persone, soprattutto, quelli che davvero mi volevano bene e credevano in me. «Vedrà che non riaccadrà più, glielo prometto.»

Tese le labbra. «Voglio solo che passi l'esame. Va bene? Sei in gamba e sarebbe davvero un peccato doverti bocciare!» Mostrò un sorriso non appena rientrammo in autoscuola dalla porta sul retro. Mi fermai a firmare il foglio delle guide, raccolsi le mie cose e dopo averlo salutato, uscii. Avevo lavorato fino alle sette di sera , dovevo farmi il ritorno a casa a piedi e come se non fosse sufficiente, avrebbe piovuto di lì a poco e non avevo l'ombrello con me.

«Grandioso!» Sbottai indossando il cappuccio del giubbotto e tirandomi sù la cerniera, gelando dal freddo. Giunsi a casa verso le dieci di sera, circa. «Oh...no!» Sbuffai guardando la marea di auto parcheggiate dinanzi il giardino, anche se ci pensarono l'assordante musica ed i boati provenienti dall'interno dell'abitazione a farmi capire cosa stesse accadendo. Ma perché era così incosciente quando gli avevano ordinato assoluto riposo e meno stress fosse possibile! Era assurdo.

Affianco alla Chevrolet rossa di Santi, nell'esatto posto dove lui parcheggiava la sua Mustang Bullitt, ora c'era un'Audi nera, sportiva e nuova di zecca. Non era strano che avesse potuto comprarsi un'altra auto, pensai, così rassegnata e zuppa, decisi di dirigermi verso l'entrata. Entrai e la puzza di erba, birra e sudore aveva inondato la casa, dandomi subito il voltastomaco.

Sorpassai un paio di ragazzi dovendomi strusciare addosso al loro sudore per quanto fossero rintontiti

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Sorpassai un paio di ragazzi dovendomi strusciare addosso al loro sudore per quanto fossero rintontiti. «Permesso....scusate...no, no, ...ecco, grazie!» Tirai un sospiro di sollievo quando raggiunsi il bancone della cucina dove una coppia ci stava dando dentro alla grande, per giunta, lei aveva pure appoggiato il suo bel sederino sul marmo dove mi preparavo da mangiare di solito. Ero distrutta, bagnata, infreddolita, trascinavo le gambe e la testa mi sarebbe scoppiata da un momento all'altro perciò preferii non fiatare dato che non fossi in vena di discussioni. Afferrai una bottiglietta d'acqua e tentai di rintracciarlo con lo sguardo, non riuscendo a beccarlo da nessuna parte. Ma dove diavolo si era cacciato?

Agrodolce- H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora