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PRESLEY's POV

La nonna morì all'alba e con lei andò via un pezzo importante della mia vita. Mi aveva dato precise indicazioni, ovvero, di non sotterrarla in qualche buco dove nessuno sarebbe mai andato a trovarla. Lei voleva essere cremata dato che mio padre ed il nonno fossero morti tutti per via dell'incendio, e Liam mi disse che volesse che le sue ceneri fossero gettate nel lago si Lansing.

Se ne andò serena, nonostante non ressi il suo ultimo sguardo, o la sua mano allentarsi nella mia mentre Harry mi stette accanto fino al suo ultimo e profondo respiro.

Fu solo lì che mi lasciai crollare nella disperazione, realizzando che non l'avrei mai più rivista o stretta forte a me. Dovettero perfino intervenire Liam ed una giovane infermiera per calmarmi dato che ebbi un attacco di panico per via dello shock appena vissuto, sommato al dolore lancinante che pesava sul mio petto come un macigno. Fu l'esperienza più orribile e debilitante che avessi mai provato prima. Mi stesero a terra dove restai immobile, incapace di muovermi mentre piangevo guardando Harry che gridava come un pazzo. Ordinava a loro di aiutarmi mentre faticavo a riempirmi di fiato perché il petto si stringeva forte senza darmi tregua.

«Fate qualcosa, sta male! Sta male!»

«Calmati, Presley!» Mormorò Liam pendendomi il
polso. «Respira con me...forza, inspiriamo lentamente insieme.» Disse mentre la ragazza corse fuori dalla stanza, lasciando il posto a Harry che si inginocchiò a terra afferrando la mia mano. «Brava, così.»

Lo feci mentre Harry massaggiò la mia mano assalita da uno strano formicolio diventati in seguito veri e propri tremori. «Trattieni il respiro, Peps.» Si aggiunse anche lui a darmi diritte.

«Ora espira lentamente.» Esclamò Liam mentre continuai a fare l'esercizio con i ragazzi finché mi sentii bene e leggera. La ragazza ritornò con una scatoletta di farmaci ed una bottiglietta d'acqua, mentre Harry mi sollevò da terra e mi riportò fuori in braccio.

«Prendi questo, tesoro.» Disse lei allungandomi quello che intuii fosse un ansiolitico.

«Cos'è?» Domandò l'inglesino, quasi contrario che lo assumessi. «Ora sta bene. No?»

«Sì, ma non le farà del male.» Aggiunse Liam, convincendolo mentre ingoiai la pillola, buttandola giù con un sorso abbondante d'acqua che diede sollievo anche alla mia bocca asciutta.

«Stai meglio?» Chiese Harry accarezzandomi il volto e baciandomi la testa di tanto in tanto mentre annuii vedendo i due entrare e chiudersi in stanza. «Vuoi che ti prenda qualcosa? Vuoi rinfrescarti?»

«Sì.»

Mi accompagnò in bagno tenendo forte la mia mano e mi aiutò rinfrescarmi, bagnandomi il viso, i polsi e poi con le sue mani umide massaggiò la zona tra la mia nuca ed il mio collo mentre lo abbracciai premendo la mia faccia all'altezza del suo petto, dove il suo cuore ci sbatteva velocemente come un cavallo imbizzarrito.

«Adesso è tutto finito, Peps.» Sussurrò contro i miei capelli. «D'ora in poi mi prenderò io cura di te.»

«Ed io mi prenderò cura di te.» Replicai stringendo la morsa dietro la sua schiena. «Ora sei la mia persona preferita in assoluto e al mondo.» Premetti le mie labbra all'altezza del suo cuore mentre afferrò dolcemente il mio viso e mi baciò senza esitare nemmeno un'istante.

***

Nel pomeriggio, dopo la cremazione della nonna e dopo aver realizzato il suo ultimo desiderio, gettando le sue ceneri nel lago, io e lui, sfiniti, prendemmo un taxi per Detroit dove passammo la notte nel nostro vecchio appartamento dato che non c'erano voli disponibili per Long Island.

Agrodolce- H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora