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PRESLEY's POV

Nessuno dei due proferì parola in auto, anche se di cose da dirci ne avevamo tante. Parcheggiò e mi ordinò di scendere mentre temei che mi avrebbe fatto uno scherzo o mi avrebbe lasciata lì. Non si sapeva mai che cavolo gli passasse per la testa e bisognava essere costantemente cauti con lui.

Scesi mentre fece una manovra per parcheggiare l'auto accanto ad un muro, affinché lasciasse spazio anche ad altri veicoli di passare. Mi raggiunse, accendendosi un'ennesima sigaretta mentre mi chiesi dove diavolo fossimo. Vicino al mare, di certo, anche perché potevo sentirne sia il rumore che il profumo. Senza camminare sulla sabbia, facemmo una scalinata di legno e dopo una ventina di scalini, ci ritrovammo sopra un grande molo pieno di luci e panchine, posto a quattro o cinque metri sopra il mare e lungo più di cento.

«Wow.» Esclamai tra i denti affacciandomi per dare un'occhiata alle onde che si scontravano contro le colonne portanti della costruzione. C'era poca gente, e la maggior parte erano coppie o gruppi di amici intenti a bersi una birra in santa pace.

«Tieni.»

Mi voltai domandandomi a cosa si riferisse, finché notai mi stesse allungando un bastoncino di zucchero filato rosa ed azzurro, che aveva comprato in un carro poco più distante.

«Grazie.» Mormorai afferrandolo ed iniziando a staccarci dei piccoli batuffoli che lasciai sciogliere nella mia bocca, mentre camminammo lentamente ed in silenzio, verso la fine del molto ovvero la zona meno illuminata. Metteva un po' i brividi, soprattutto perché era notte fonda ed il mare sembrò più nero della pece , ma il fatto che fossi assieme a lui mi tranquillizzò all'istante.
Si sedette su una panca laterale mentre decisi di restare in piedi mangiucchiando il dolce zuccherato. Ne staccai un pezzo e glielo porsi.

«No.» Rispose facendo sì che insistessi. «Va bene.» Aggiunse sorridendo, prima di infilarlo in bocca, sapendo bene che avrei continuato a porgerglielo finché avrebbe accettato di mangiarlo.

«È molto bello qui.» Parlai dando un'occhiata alle luci della città, alle sue spalle. Non rispose. Si limitò semplicemente ad espirare del fumo dalle sue narici, guardando il cielo stellato come se volesse solo restare in silenzio a schiarirsi le idee.

«Quando Cooper ha detto di trovarmi una ragazza seria...» esordì mentre smisi di masticare «...lo sai il primo nome che mi è venuto in mente quale è stato?»

«Nikki.»

Scosse la testa. «Presley.»

Deglutii. «Non ti credo.» Masticai ripensando a come sghignazzasse come un'idiota quando faceva quelle battute squallide delle quali, tra l'altro, rideva solo lui.

«Ed è comprensibile...» aggiunse «...ma resta comunque il fatto che io abbia subito pensato a te.»

«Non mi hai detto che eri passato a casa di Nikki.» Mormorai mentre scrollò le spalle con indifferenza.

«Non devo dirti tutto ciò che faccio.»

Aveva tutto il diritto di farlo. Forse la colpa era mia che mi sentivo in dovere di dirgli tutto ciò che mi succedesse, sentendomi in qualche modo la sua ragazza. Stavamo sbagliando tutto. Stavo. Io stavo sbagliando e Freya aveva ragione quando mi disse che dovevo farmi rispettare.

«Se lei avesse aperto, ci saresti andato a letto?»

Lo vidi deglutire, il che significò che lo colsi impreparato, ed in un certo senso intuii la sua risposta.

«Non lo so.»

Non lo so?

«Ricordi quando mi hai detto che mi accontentavo di poco?» Lo vidi annuire. «Avevi ragione...» fissai il mare pensando a quanto invece meritassi «... tu non sei affatto, poco. Tu sei tanto, troppo, anche. È quello che mi dai che è poco, Harry, ed io non so più se questo possa andarmi bene.»

Agrodolce- H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora