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HARRY'S POV

E poi, ad un tratto rimugini ossessivamente finché ti accorgi che sei diventato indefinito, senza un inizio ben preciso e neppure una fine. Che sei sbiadito e stai sbiadendo tutt'ora ; ora dopo ora e giorno dopo giorno, da quando lei non c'è più. Che è proprio quando uno esce dalla tua vita che ne capisci il senso o quanto quella persona ti è rimasta davvero dentro. Stranamente, ti tornano in mente anche le cazzate più piccole ed insignificanti, mandandoti a puttane il cervello e fondendolo finché fa un male cane e vorresti gridare come un forsennato, ma non hai energie a sufficienza nemmeno per fare quello. Così, ti auto-affliggi quella punizione e lasci che le cose seguano il loro corso naturale. Come se te lo meritassi po, dopotutto..
Respiravo la sua assenza ovunque mettessi piede. La cercavo inconsciamente con gli occhi pieni di rammarico e malinconia, in ogni angolo della casa o tra i tavoli del Love, mentre camminavo sulla spiaggia e raccoglievo conchiglie, quando andai al faro di Montauk o al supermercato, comprando il gelato al limone, sperando che allo schiudere delle mie palpebre, lei fosse lì pronta a sorridermi felice, come se le avessi appena donato il mondo intero.
Cristo, Peps...per del gelato al limone.
Avevo dormito nel suo letto quelle poche ore che riuscii a chiudere occhio durante quella lunga, lunghissima settimana appena trascorsa maledicendola per il fatto che avesse messo le lenzuola pulite e che non racchiudessero il suo odore, lasciandomi una minuscola traccia della sua presenza sulla quale aggrapparmi. Frugai disperatamente nell'armadio e tra i cassetti, cercando un qualcosa che testimoniasse la sua esistenza ; un fermaglio, un bracciale, una foto insieme, un laccio dei capelli al profumo di vaniglia come lo shampoo che usava e che avevo iniziato ad usare pure io, pur di sentirla lì anche per un solo istante.
Qualsiasi cosa.
Ma lei aveva annientato tutto, gettando via o distruggendo perfino tutte le tele che aveva colorato nel corso dei mesi. Mi rimaneva solo quel cazzo di bigliettino e la sfera del faro... nient'altro. Neppure i ricordi, ne se non quei pochi e spiacevoli, dall'incidente in poi.

Cooper mi parlava anche se solo lo stretto necessario. Ethan si era licenziato, Freya mi odiava a morte e Santi non lo vedevo dal giorno in cui lei lasciò Long Island. Non rispondeva neanche alle mie chiamate e non si era mai degnato di passare a vedere come stessi, dopo la rissa. Che aveva di tanto speciale Presley Hayden da essere riuscita a mettermi tutto il mondo contro? Semplice.
Tutto.
Già, bastava solo vedere come mi sentivo per rendersi conto di quanto quella ragazzina dagli occhi marroni fosse straordinaria.

Scesi dall'auto ed entrai al Love trascinando i piedi fino al bancone dove presi posto aspettando che Cooper mi servisse qualcosa. Qualsiasi cosa, purché fosse forte e riuscisse a stendermi, dandomi un po' di tregua.

«Che ti servo?»
Sollevai il capo trovandomi Nick davanti.

«Cooper?»

«Cooper non c'è. Starà via per un paio di giorni. Pensavo lo sapessi!» Esclamò guardandomi impietosito, come se avessi l'aria da senzatetto e probabilmente sembravo anche tale.

«Ah, sì...certo.» Annuii e lo ringraziai andandomene. Durante il tragitto per casa, decisi di fare l'adulto e di andare a trovare Santiago a lavoro. Parcheggiai l'auto mentre notai fosse occupato a bere una birra. Osò alzare perfino gli occhi al cielo quando mi vide, il che non fu un buon segno.

«Scusami, sono occupato.» Esclamò ancor prima che scendessi mentre diedi un'occhiata al capannone rendendomi conto che oltre alla carrozzeria verniciata di una vettura già messa ad asciugare, non aveva nient'altro di meglio da fare se non grattarsi le palle.

«A fare cosa, a riposarti?» Lo guardai di traverso, abbastanza infastidito dai suoi modi.

«Sì!» Disse secco sorseggiando beatamente dalla canna della bottiglia e sfidandomi con un'occhiata beffarda. «È proprio quello che sto facendo!»

Agrodolce- H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora