Capitolo XLVIII

2.2K 93 130
                                    

Trauma - NF

29 Settembre 1974

Era una sensazione strana.

Sirius sentiva che la giornata sarebbe andata male, lo sentiva nelle ossa e nel sangue, nelle mani che tremavano come se avessero dei piccoli attacchi di panico, tremavano di euforia e di rabbia incontrollata e insensata.

Rideva tantissimo guardando da sopra le scale il nuovo stupido scherzo che avevano organizzato quella notte, Peter si era impegnato tantissimo. Si impegnava sempre tantissimo in quel periodo, in qualunque cosa. Così impegnato che non aveva nemmeno tempo per parlare con i suoi amici.

«Peter?» lo aveva chiamato James la sera prima, preoccupato per le sue occhiaie e la sua faccia che un tempo era stata paffuta e che ora era scavata e stanca. Peter lo aveva sentito, Sirius lo sapeva per il modo in cui le spalle si erano strette, come se avesse teso i muscoli. Ma James aveva dovuto chiamarlo un'altra volta.

«Sto studiando, James.» gli aveva detto Peter senza staccare gli occhi dal suo libro, stava studiando un incantesimo utile per lo scherzo che ancora non avevano nemmeno affrontato a lezione. James aveva inalato un po' di aria preoccupato -ultimamente riceveva solo quelle risposte da Peter - e aveva trasfigurato una penna in un bellissimo fiore, poi gliela aveva incastrata sopra l'orecchio e gli aveva scompigliato i capelli.

«Ricordati di dormire e di mangiare, ok?» gli aveva chiesto premuroso, un magone in gola, James aveva il pianto facile quando si trattava dei suoi amici. Peter aveva toccato il fiore, aveva sentito la fragilità di quel gesto nelle sue dita ed era dovuto scappare in sala comune per non farsi vedere mentre scoppiava a piangere.

I ragazzi lo sapevano, lo sentivano e avevano deciso di lasciare che risolvesse i suoi problemi da solo, avevano deciso che Peter non volesse il loro aiuto, senza mai chiederglielo direttamente. Se solo lo avessero fatto... a quei tempi erano così giovani da avere la presunzione di credere fermamente che le loro decisioni non fossero discutibili. Sarebbero dovuti andare a consolarlo, invece Sirius aveva chiesto con un ghigno: «Un fiore, Ramoso? Sono io quello gay qui!» e l'aria pesante si era dissipata con la risatina profonda e controllata di Remus.

«Lo sai... per tuo fratello potrei esserlo...» aveva risposto James nella loro vecchia battuta e da lì era iniziata una battaglia di cuscini che li aveva fatti dimenticare completamente di Peter.

Lo stesso Peter che se ne stava in sala comune alle undici di sera a guardare il giglio che James gli aveva fatto da una delle penne per mancini di Remus, non aveva acceso nessuna luce, si affidava solo alla luce della luna e alla sua vista offuscata dalle lacrime.

Ma quel giorno Peter teneva le apparenze alte e sorrideva ai malandrini mentre faceva gli ultimi incantesimi per il loro nuovo scherzo. Peter fra loro era il migliore a fare incantesimi di illusione, qualsiasi malia creasse era credibile e nessuno avrebbe potuto distinguere un incantesimo dalla realtà.
Come le bugie che raccontava, i suoi incantesimi si mescolavano alla verità con una facilità tale da far dubitare della realtà stessa, o che esistesse una verità assoluta.

«Guardate...» mormorò mentre gli altri tre si sporgevano dal corrimano delle scale per vedere il corridoio sotto di loro. Uno studente passò di corsa, probabilmente non vedeva l'ora di andare ad Hogsmeade.

«Cosa dovremmo...? Oh- OH! Come stracazzo hai fatto?» chiese meravigliato Remus mentre il ragazzo tornava all'inizio del corridoio come in un glitch. Il ragazzo si guardò intorno spaesato e ricominciò a camminare, ma si ritrovò nuovamente all'inizio del corridoio. «Come fai a teletrasportarlo? Ad Hogwarts è vietato!»

«Non sto facendo niente del genere...» mormorò con un mezzo sorriso, gli occhi puntati sul ragazzo come un avvoltoio. «Tra un po' dovrebbe...» il ragazzo cadde a terra tenendosi le mani sul naso dolorante come se fosse andato a sbattere contro qualcosa, solo che davanti a lui non c'era niente. «...Arrivare alla fine del corridoio. È solo un'illusione. Loro pensano di tornare all'inizio del corridoio, ma in realtà continuano a camminare.» ghignò, arrivarono altri tre ragazzi del quinto anno e caddero in modo così comico che Sirius non riuscì a trattenere la sua risata da cane e finì per attirare la loro attenzione.

The Way He Looks At The Moon || Wolfstar & MalandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora