Capitolo XXXV

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I Wanna Be Yours - Artic Monkeys

9 Novembre 1973

«Evan?» Lo richiamò Regulus per la terza volta, il francese beveva dello scotch che probabilmente costava più della metà degli averi dei suoi compagni, appoggiato mollemente alla vetrata che dava sul fondale del lago. «Evan?»

«Smettete di pensare, mi fate venire mal di testa.» mormorò senza nemmeno voltarsi, qualcuno dei Serpeverde arrossì, un Tassorosso sussultò. Chissà cosa stavano pensando...

«Rispondimi!» disse Regulus spazientendosi degli stupidi giochi di Evan, non erano lì per divertirsi.

«No.»

«Che vuol dire "no"?» Lo incalzò di nuovo Black, Severus si era seduto spazientito insieme ad un Corvonero e ormai chiacchieravano dei fatti loro, visto che Evan aveva deciso di essere troppo impegnato a farsi i cavoli suoi per calcolare chiunque altro.

«Vuol dire che non passerà dalla nostra parte.» Spiegò strascicando le parole, annoiato. Desiderava una compagnia alla sua altezza ed evidentemente non veniva accontentato da nessuno di quelle mezze seghe che lo veneravano come un dio.

«Era il tuo unico compito!» si lamentò un Tassorosso del settimo anno intromettendosi, Evan gli lanciò uno sguardo incuriosito ma intimidatorio, come se combattesse con la brama di sapere dove sarebbe voluto arrivare e di zittirlo per sempre per avergli mancato di rispetto. «Non hai fatto niente per la causa da quando sei arrivato, facci vedere di cosa è fatto un Rosier!»

Evan annuì con la testa, quasi come se stesse prendendo le parole del Tassorosso in considerazione, un sorrisetto sarcastico e sadico, gli mise l'indice davanti alla bocca mentre finiva il bicchiere. Poi sospirò soddisfatto, il silenzio nella stanza che si era fatto era pesante, imbarazzante, terrorizzante.

Evan era potente, uno dei migliori maghi di Hogwarts, una leggenda a Beauxbatons. Si abbassò in modo teatrale e allo stesso tempo pacato e il Tassorosso mise una mano alla bacchetta quando capì che Evan stava estraendo la sua dallo stivale. Una bacchetta che sembrava di cristallo, il crine di unicorno macchiato dal sangue di una Veela si intravedeva quando la luce spettrale della sala la attraversava. Era così affilata che il Tassorosso deglutì e pregò che non fosse l'ultima volta.

Evan fece un gesto del polso e il Tassorosso crollò a terra senza riuscire nemmeno a reagire, le caviglie bloccate da delle grosse radici che lo stringevano facendolo mugugnare di dolore. «Inutile pulce...» mormorò Evan mentre le piante salivano bloccandogli anche le braccia, un nuovo gesto della bacchetta di Evan fece stringere un po' di più la presa. Nemmeno un incantesimo verbale, Evan non era più abituato a farli. «Come osi pensare di essere al mio livello?» gli chiese genuinamente, come se fosse veramente interessato. Le radici gli stringevano il petto così forte che probabilmente si sarebbe rotta qualche costola da lì a poco. «Prima che questo perdente mi bloccasse, stavo per dire che ci sto lavorando!» disse con una risatina concentrandosi su Regulus, che era bianco ma sempre regale negli atteggiamenti, cercava di non perdere la sua autorevolezza facendosi vedere spaventato, era solo un ragazzino del secondo anno dopo tutto, non avrebbe avuto una possibilità se avesse fatto arrabbiare Evan.

«Lascialo...» gli ordinò mentre le radici arrivavano al collo e lo stringevano, gli occhi del ragazzo iniettati di sangue per la mancanza di ossigeno.

«Ohh, ma mi sto divertendo così tanto!» esclamò con un sorriso contento, eppure nessuno lo considerava pazzo, quasi tutti pensavano che avesse ragione a trattare così colui che gli aveva mancato di rispetto. Almeno così avevano imparato dalle loro famiglie. Evan si girò verso il ragazzo a terra, che si dimenava in cerca d'aria e cambiò espressione «chiedimi scusa.»

The Way He Looks At The Moon || Wolfstar & MalandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora