Capitolo LXXXIX

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It's Called: Freefall - Rainbow Kitten Surprise

20 Dicembre 1977

«Abbiamo trovato di tutto: Maridi, purvincoli, fiammagranchi, Kappa, Marciotti... persino dei draghi acquatici...» mormorò Gideon sulla sua birra. Alastor sbuffò un'imprecazione.

«Portare quelle creature dal fiume fino a Londra... un piano geniale.» commentò Edgar, bevendo il suo whisky incendiario. «Menomale che li abbiamo beccati.»

«Il problema sono le Meridi.» disse Alastor pratico «Loro sono senzienti, quindi sono state convinte da qualcuno ad allearsi con Voi sapete chi.»

Fabian si passò una mano sulla faccia «Dobbiamo mandare Dedalus a parlarci, subito.»

Delle ragazze da un altro tavolo ridacchiarono guardando i quattro uomini, ma nessuno di loro prestò particolare attenzione al loro fare civettuolo. Erano usciti per farsi una serata fra uomini, ma erano finiti, come sempre, a parlare di lavoro. «Ma quante cavolo di lingue parla quell'uomo??» chiese Edgar stupito «Già parlava la lingua delle fate, ora anche con le sirene?»

Alastor alzò le spalle «Era un linguista in Francia prima di unirsi alla causa. Non so cosa gli sia successo, ma qualcosa di brutto sicuramente. Non ne vuole parlare e io non gli faccio domande.» i quattro presero un sorso dalle rispettive bevande «Tutte le persone che combattono da così tanto tempo contro il Signore Oscuro lo fanno per un motivo personale.»

Gideon annuì. Era diventato uno di quelli che combattevano per un motivo personale. Non ne sarebbe uscito con le mani pulite, probabilmente sarebbe diventato uno di quei veterani con la vita distrutta dai ricordi e dai traumi. Bevve a quella idea. Voleva ubriacarsi per una notte e dimenticare tutti i suoi problemi, anche se era consapevole che il giorno dopo ci sarebbe caduto di nuovo sopra, più pesantemente di prima.

Aveva visto Evan ad Erith e, per quanto fosse riuscito ad evitarlo durante la battaglia, non era più riuscito a toglierlo dai suoi pensieri.
Sembrava fragile come vetro, pronto a cadere e rompersi per sempre. Per un attimo aveva pensato di andare da lui e costringerlo a smaterializzarsi da qualsiasi altra parte, lontano dalla guerra, lontano dal dolore. Aveva accantonato l'idea quando si era reso conto che il dolore di Evan non provenisse da un luogo, ma da dentro di sé, e non avrebbe trovato posto abbastanza lontano per fargli dimenticare dei suoi problemi. Gideon si sentì prendere da un senso di impotenza nauseante, continuava a credere dentro di sé che un giorno sarebbe riuscito a salvare Evan, ma la verità era che non avesse la minima idea su come fare, come andare da lui e convincerlo che qualsiasi fossero i suoi piani non fossero abbastanza importanti per ridurlo in quello stato.

D'altra parte non poteva convincerlo ad amarlo.

**********

2:26

Affanno.

Sudore.

Incubo.

Evan si srotolò dalle sue coperte sospirando rumorosamente, infastidito dall'ennesima notte in bianco. Da quanti giorni non riusciva a dormire per più di due ore? Da quanti mesi?
Allungò una mano sulla bottiglia sul comodino e provò a bere abbastanza acqua per far passare la sensazione di secchezza nella sua gola.

Cosa aveva sognato? Xavier? Gideon? Leclarc? Non se lo ricordava più. Forse aveva sognato i Potter. Si passò una mano sulla faccia, poi si decise ad accendere l'abat jour, intuendo che comunque non si sarebbe riaddormentato facilmente.

The Way He Looks At The Moon || Wolfstar & MalandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora