Capitolo LV

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Wait - M83

4 Giugno 1975

Sirius guardò indeciso la professoressa McGranitt mentre i suoi occhi si riempivano nuovamente di lacrime, aveva una mano ferma sul pomello della porta, ma non riusciva a raccogliere abbastanza coraggio per girarlo ed entrare in quella stanza.

Li aveva aspettati nell'infermeria di Hogwarts tutta la notte, non aveva chiuso occhio nemmeno per un'ora da quando era andato la sera prima a chiamare Madame Pomfrey.
Era rimasto seduto su un lettino, teso come una corda, mentre il tempo passava e nessuno dei suoi amici sembrava tornare.

Aveva pianto. Aveva pianto così tanto che le sue lacrime erano colate dalle sue dita per arrivare a terra, fino a creare una triste e piccola pozzanghera ai suoi piedi.
Aveva guardato quell'acqua mentre il ticchettio dell'orologio lo faceva impazzire riportandolo alla realtà, scandendo ogni secondo e riportandolo a pensare a quanto tempo fosse passato da quando aveva mandato la Medimaga dai suoi amici. Cinque ore? Dieci? Per quanto ne poteva sapere Sirius, gli esami di fine anno potevano già essere iniziati.
Cosa aveva fatto, si era chiesto. Sirius aveva emesso più di un gemito nel silenzio dell'Infermeria, cercando di spezzare il giudicante suono del silenzio che sembrava urlargli contro, facendogli scoppiare i timpani e il cervello. Cosa aveva fatto?

Era rimasto tutta la notte sull'attenti, pronto a scattare. Pronto ad aiutare se i suoi amici fossero entrati completamente martoriati, pronto ad implorare perdono se fossero stati bene. Si sarebbe buttato ai loro piedi e si sarebbe consumato sul pavimento, come uno zerbino, fino a quando almeno uno dei tre non lo avesse perdonato.

Si era chiesto perché non tornassero, mentre la sua mente creava gli scenari peggiori e realizzava definitivamente quanto fosse colpa sua. Sirius aveva stretto le palpebre cercando di bloccare le nuove lacrime dal cadere, cercando di incanalare il dolore del bruciore di quelle lacrime trattenute e sostituirlo con il dolore mentale che stava provando. Aveva desiderato essere punito, essere ferito, per pagare in qualche modo per le sue azioni. Si era ficcato le unghie nelle braccia, abbracciandosi da solo così forte da farsi male, da sanguinare, da strapparsi almeno un po' di quella pelle da traditore, sporca e colpevole. Si sarebbe scuoiato vivo per diventare una nuova persona, cercando di imitare il bozzolo delle farfalle, finendo per ricordare solo un serpente che fa la muta.

Perché lo aveva fatto? Perché era irascibile, perché non considerava mai le sue azioni, perché non accendeva mai il cervello, perché era vendicativo. Perché fondamentalmente, aveva realizzato, era cattivo. Cattivo in modo subdolo, non esplicito come i suoi genitori, non intenzionale. Ma era cattivo. Aveva quasi ucciso i suoi amici. Sirius era quasi soffocato a quella realizzazione, l'aria bloccata nella sua gola in urlo silenzioso. Aveva quasi ucciso i suoi amici. Aveva quasi ucciso i suoi amici. Aveva quasi ucciso i suoi amici.
Perché non erano ancora tornati, si era chiesto nuovamente. Forse li aveva veramente uccisi. Forse li aveva... Sirius era scoppiato a piangere di nuovo. Aveva ficcato le sue unghie nella faccia, sfigurandosi e nascondendosi.

Si era alzato più volte per andarli a cercare, ma ogni volta aveva desistito nella paura che tornassero mentre lui non c'era. Ma avrebbe veramente voluto farlo. Avrebbe voluto cercare Piton per ucciderlo veramente. Voleva che soffrisse quanto stava soffrendo lui. Ma cosa avrebbe mai potuto fare per ferirlo, uccidere Lily? Perché Remus non aveva colpito Piton? Perché non lo aveva ucciso?

A Sirius si era bloccato il respiro mentre si rendeva conto di quello che aveva pensato. Voleva ancora far uccidere Piton da Remus? Come poteva anche solo pensare ad una cosa del genere? Come poteva?

The Way He Looks At The Moon || Wolfstar & MalandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora