Capitolo LXXIX

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Void - The Neighborhood

25 Agosto 1976

«Devo uscire, Pete!» strillò la madre del ragazzo, infilandosi un tacco saltellando con il suo caffè «Puoi andare a fare la spesa quando ti svegli?»

Peter mugugnò una risposta affermativa, arrotolandosi nelle coperte calde di Agosto. Si era svegliato male, quindi ora avrebbe avuto il broncio per tutto il giorno.

Si alzò dopo una mezz'ora buona, con la madre già uscita per lavoro. Mangiò una colazione abbondante mentre leggeva la Gazzetta del Profeta, scoprendo quale altro, nuovissimo orrore i Mangiamorte avessero messo in pratica.

Ancora ricordava quello strano periodo qualche anno prima in cui le loro idee lo stavano risucchiando e convincendo giorno dopo giorno. Si pizzicò il naso, convincendosi che si fosse svegliato da troppo poco per pensare a quei discorsi così complicati.

Ma il pensiero tornava sempre lì, soprattutto dopo aver visto un articolo scadente della famiglia Black, con una bella foto di tutti tranne Sirius. Peter lesse velocemente cosa avessero scritto, senza curarsi veramente di capirci qualcosa, giusto per vedere se avessero mai almeno menzionato Sirius. Ovviamente no. Una damnatio memoriae a regola d'arte.
Peter si chiese se Sirius ogni tanto leggesse quegli articoli e si chiedesse se avesse fatto bene a scappare.
Se Peter fosse stato Sirius, rifletté, non si sarebbe mai ribellato alla propria famiglia, di quello era sicuro. Lo avrebbero costretto a sposarsi fregandosene che fosse queer e Peter avrebbe accettato senza grossi problemi, probabilmente si sarebbe costretto a fare qualche figlio, aspettando paziente che i suoi genitori morissero per iniziare a fare quello che volesse.

Forse era un codardo, un banale topo di fogna, ma Peter credeva veramente che cercare di rimanere neutrali fosse il modo migliore di vivere, accettando tutto, subendo le conseguenze.

D'altra parte nessuno hai mai ragione completamente, quando si guarda il quadro generale. I mangiamorte erano assassini? Terroristi? Peter era sicuro che loro dicessero le stesse cose degli Auror che li combattevano e che ne fossero egualmente convinti.

Peter lesse con gli occhi freddi un nuovo attacco di Dolohov, quasi sicuro che prima dell'avvento di Voldemort fosse uno dei più abili Auror in circolazione.
Oh, quale convinzione, quale raggiro, aveva convinto un uomo così esperto e benvoluto a trasformarsi in una delle inutili zecche di Voldemort? Quanto ci avrebbe messo Peter ad essere richiamato dalle stesse moine, dalle stesse dolci e succose parole di libertà e di potere?

Chiuse il giornale, o forse serrò le palpebre mentre il suo vecchio gufo entrava dalla finestra e si poggiava al suo fianco, lasciando un po' di lettere. Carta da zucchero. Evan.

Peter guardò l'ennesima lettera da parte del ragazzo e la mise con le sue altre: nel camino.

E non importava che ci fossero quasi quaranta gradi, le avrebbe guardate bruciare. La neutralità poteva ancora essere mantenuta, ancora un po'.

Ma Evan sorrideva ogni volta che Peter, preso dal panico, eliminava tutte le prove della sua debolezza, perché Evan sapeva di aver impiantato una piccola radice nell'anima di Peter che, crescendo, si sarebbe andata ad ingrandire, fino a diventare così forte da spaccare quel povero e volubile umano, come avrebbe spaccato una roccia in montagna.

***********

«Ma dai Marlene...» la richiamò Dorcas per l'ennesima volta da quando erano iniziate le vacanze, finendo solo per essere sgridata dalla madre che cercava espertamente di domare in delle trecce i suoi capelli.

«Senti, io ho ragione, lei ha torto, fine della storia.» Sbuffò la bionda, Dorcas roteò gli occhi.

«È più complicato di così...» fece notare Dorcas cercando di non urlare per il dolore «Mamma!» esclamò quando la donna tirò troppo forte i suoi capelli.

The Way He Looks At The Moon || Wolfstar & MalandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora