Capitolo XCII

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Gimme Love - Joji

17 Febbraio 1978

«Evan, giuro che ti detesto.» mormorò Regulus, mentre i due ragazzi si spalmavano contro un albero.

Evan annuì «Hm hm, lo capisco, comprensibile.» rispose lui mentre un centauro lo puntava con un arco e una freccia terribilmente affilata.

«Parlate, umani, o lasciatevi trasformare nella nostra cena.» parlò il capo del branco, affiancato da due grossi lupi, che sembravano rispondere ai suoi comandi. Il capo era un bel centauro leggiadro e giovane, il manto color caramello, con uno sguardo innaturalmente verde, come se le sue iridi fossero stare iniettate di clorofilla, non c'era nessuna parte bianca o pupilla, solo una distesa verde di saggezza.

Evan prese un sospiro, poi fece un passo avanti. Si inchinò e Regulus velocemente fece lo stesso «Grande Craonte, capo della legione dei centauri, chiediamo consulto umilmente per una questione di grande urgenza riguardante Voi Sapete Chi.»

Il centauro scalpitò con gli zoccoli, piacevolmente colpito dal fatto che i due ragazzi sapessero con chi stessero parlando «Ci siamo già assoggettati al Signore Oscuro per trovare la pace in questi tempi bui, cosa altro chiedete voi sporchi maghi dal mio branco?» chiese, lasciando che la sua voce rimbombasse fra gli alberi della foresta. «Parla, Rosier.»

Evan riuscì a nascondere bene un sorrisetto soddisfatto. Voldemort era riuscito ad imprigionare nella schiavitù quegli esseri solitamente indomabili, il branco di Inghilterra specializzato nella divinazione, ma non aveva considerato quanto Evan volesse risolvere il suo piano. «Chiedo un udienza privata con Voi, Craonte. Lascerò volentieri la mia bacchetta al branco, se è quello che preferite. Anche il mio compagno, se è necessario.»

Craonte sbuffò colpito, scalpitò ancora indietreggiando, mentre il suo cervello studiava i due maghi «E sia.» disse, con un gesto della mano sprezzante, al che Evan abbandonò la sua bacchetta e Regulus, seguendo il centauro. I due lupi lo fiancheggiarono ringhiando minacciosi.

«Ti odioo» lo canzonò Regulus fra i denti, rimanendo solo, con una nuova lancia puntata alla gola.

Evan poté accomodarsi in una caverna, dove un forte odore di unguenti medici lo colpì. «Siamo accomunati da un nemico, Grande Craonte.» disse, stringendo le mani dietro la schiena, iniziò ad errare per la caverna, studiando qualsiasi dettaglio che potesse aiutarlo a scappare nel caso il centauro si imbizzarrisse contro di lui.

Craonte assottigliò gli occhi. Aggiustò la sua pettorina. «Il mio unico nemico è il tuo capo, Signor Rosier. E anche tu, se non inizi a darmi una ragione per risparmiarti.»

«Il nostro nemico è il tempo, Craonte. Il tempo che dovremmo passare sotto i comandi di un despota.» Craonte cercò di non far notare quanto quelle parole lo attirarono, lasciò che Evan continuasse «Tollerare un despota nelle nostre vite per un anno, per due? Chi mai direbbe che è un'impresa difficile? Ma so che già lo sapete, siete degli esseri straordinari, il nostro Signore...» Evan usò il tono più schifato che potesse creare per sminuire il titolo di Voldemort «... non ha intenzione di scomparire in poco tempo. Cerca di conquistare la morte in un modo che entrambi sappiamo essere innaturale, contro qualsiasi legge del cosmo.»

Craonte non riuscì a trattenersi dall'annuire «Perché dovresti parlare con disprezzo del tuo padrone così apertamente? Sei forse pazzo? O forse sei disperato?»

The Way He Looks At The Moon || Wolfstar & MalandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora