Capitolo XVII

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Touch - Troye Sivan

27 Settembre 1973

Erano solo le sette di mattina di una tranquilla domenica ma Remus se ne stava già seduto da solo in giardino un po' a prendere il sole, un po' a progettare la mappa di Sirius.

Nonostante fosse fine Settembre, il tempo era già peggiorato terribilmente e Remus aveva dovuto coprire la sua camicia con uno dei suoi maglioni verde bosco preso dalla valigia per l'inverno. Allungò le lunghe gambe fasciate da dei pantaloni a vita alta e prese un disegnino di Peter della statua della strega orba in cui spiegava perfettamente dove fosse e che forma avesse e lo aggiunse ai suoi appunti.
Per ora aveva segnato tutte le possibili uscite e tutti i tunnel segreti che nel corso degli anni di vagabondaggio con i malandrini aveva trovato, erano talmente tanti che Remus si convinse che non ce ne fossero altri e quindi dette per finito quel lavoro.

«Se avessimo avuto il mantello dal primo anno...» mormorò fra sé e sé maledicendo James per averlo costretto a scappare da Gazza e il suo stupido gatto per così tanto tempo pur consapevole di avere un fottuto mantello dell'invisibilità. «È il mantello dell'invisibilità!» si corresse da solo scimmiottando la voce dell'amico.

Remus guardò l'orologio e si accorse che ormai erano due ore che lavorava alla mappa, chiunque altro a quel punto avrebbe smesso ma Remus odiava lasciare i lavori a metà. Aveva passato l'infanzia da solo a giocare a sudoku invece che al parco con gli altri bambini quindi sapeva bene come non perdere la pazienza. Prese un evidenziatore e sottolineò gli appunti di James sulle camere dei professori cercando di decifrare la sua terribile scrittura, ogni tanto nei suoi appunti c'era qualche disegnino stilizzato di qualche giglio. «Romantico...» sbuffò Remus con un sorrisetto.

«Ehi Remus!» Il ragazzo si girò verso la figura di una Dorcas barcollante che avanzava con un Gideon post-sbornia al suo fianco. In realtà Dorcas non stava propriamente avanzando, era più uno strano trascinare un Gideon che voleva decisamente scappare.

Remus sentì le gambe irrigidirsi davanti al rosso: aveva deciso di evitare completamente l'argomento "gemelli Prewett" e di fare solennemente finta di non aver mai parlato con Fabian, il problema però era che ormai i due erano entrati più o meno nel gruppo e spesso era impossibile non incontrarli, l'unica cosa che Remus poteva fare però era non calcolarli di striscio.

Dorcas aveva un sorrisetto furbo in volto mentre trascinava Gideon dietro di lei e Remus si commiserò internamente per non essere in grado di sentire le sue emozioni attraverso l'odore, mancava troppo alla luna piena.

«Ciao!» li salutò con un tono fintamente allegro mentre copriva gli appunti sulla mappa, non andava mai bene quando qualcuno cercava di scoprire i piani dei malandrini, quindi i quattro si erano ripromessi di tenerli sempre segreti.

Una volta che i due si avvicinarono, Remus poté realmente vedere in che stato pietoso fossero: Dorcas aveva tutto il mascara colato come se avesse pianto e nei capelli aveva incastrato qualche rametto di chissà quale giardino di Hogsmeade, Gideon invece aveva il naso e le guance rosse e la camicia che sicuramente voleva essere aperta in un modo sexy per far vedere i pettorali ma che in realtà era abbottonata con i bottoni sfalsati ed era infilata solo per metà nei pantaloni, infine tutti e due puzzavano di alcool in modo allarmante. «Cosa diavolo vi è successo?» chiese sconvolto non riuscendo a smettere di notare dettagli sul loro aspetto. I due alla domanda iniziarono a ridacchiare.

«Siamo stati cacciati da una discoteca...» disse Gideon con un tono più roco del solito, forse dovuto all'alcool. «Perché siamo gay e il mondo ci odia!»

«Mi dispiace.» affermò subito, e lo pensava davvero, la trovava veramente una cosa di cui essere dispiaciuti, ma allo stesso tempo si chiese perché tutti parlassero di omosessualità attorno a lui, non potevano semplicemente lasciarlo in pace?
Remus era consapevole di quello che era successo con Fabian quel lunedì, era consapevole di essere tornato in camera sua e di aver fatto una doccia freddissima, per poi buttarsi nel letto e piangere per una giornata intera senza nemmeno sapere lui di cosa, saltando, forse per la prima volta al di fuori della luna piena, una giornata intera di lezioni. Era consapevole di tutto questo, ma non lo aveva voluto accettare, quindi non si era interrogato sul perché o sul percome, semplicemente si era lasciato scorrere tutto addosso come se fosse acqua e ora cercava disperatamente di vivere il più tranquillo possibile.

The Way He Looks At The Moon || Wolfstar & MalandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora