Capitolo LXXXII

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Which Witch - Florence + The Machine

11 Gennaio 1977

«Lo definirei un successo, non credi?» chiese Regulus, appoggiando la tazza fumante di tè davanti alla faccia di Evan, che si passò una mano fra i capelli, sospirando.

«Hm» mormorò, lasciando che il vapore gli andasse sul volto. «Gideon ha fatto il suo lavoro perfettamente.» disse spiegazzando distrattamente un angolo di un foglio pieno solo di profezie. «Sto cercando di decifrare un po' le sue parole prima di consegnare tutto al Signore Oscuro.»

Di comune accordo, anche se non ne avevano mai veramente discusso, Evan e Regulus erano finiti a vivere insieme nella seconda villa dei Rosier. «Hai trovato qualcosa di interessante?» chiese Regulus, si sedette accanto a Evan, gemendo leggermente per il livido sulla gamba che l'Everte Statim di Gideon gli aveva procurato.
Evan annuì, combattuto, poi senza aggiungere altro prese uno dei fogli e lo buttò nel camino acceso «Cosa fai?!» esclamò Regulus alzandosi di scatto «Che cos'era?»

Evan alzò le spalle «Era qualcosa su un prescelto che nascerà al settimo mese, qualcuno che potrebbe battere Tu Sai Chi.» Evan guardò la carta crepitare e piegarsi, bruciare e distruggersi. Forse per qualche secondo si rese conto di quale danno alla causa di Voldemort avesse portato «Non uccido bambini, Regulus, nemmeno indirettamente.»

Regulus annuì, annotando nella mente la profezia, sentendo in qualche modo che sarebbe stata importante in futuro «Se lo scoprisse...»

«Non lo scoprirà.» lo bloccò Evan subito.

Regulus si scrocchiò le dita «Perché sei qui, Evan? È ovvio che non sei interessato ai suoi piani.» chiese dopo un po', lasciando nell'aria quella domanda che lo torturava da troppo tempo.

«Voglio che lui lavori per me, Regulus. Ho bisogno che trovi per me i Doni della Morte.» ammise Evan dopo qualche secondo di esitazione «Ho già profezie pronte per lui per tentarlo. Come ho detto: Gideon ha fatto il suo lavoro perfettamente.»

Regulus bevve un sorso di tè, ustionandosi la lingua «Voli troppo vicino al sole, ti scotterai.»

Evan alzò le spalle «Non ho niente da perdere.» si strinse nella sua vestaglia blu «Tu perché sei qui, invece? Hai veramente voluto seguirmi ciecamente?»

Regulus abbassò lo sguardo «Nemmeno io ho niente da perdere.» bevve un nuovo sorso di tè, mentre invece quello di Evan si raffreddava ancora un po' «Parlami delle profezie interessanti. Mostramele.»

Evan annuì e frugò fra i fogli, passandoli a Regulus senza nessuna esitazione: si fidavano l'uno dell'altro «Questa, soprattutto.»

Regulus la lesse lentamente, ripetendo nella sua testa le frasi per comprenderla meglio:

Dal sangue della madre nasce la pietra,
Giace l'Horcrux forgiato in giovane età
Abbandonato nella casa del verde
Discendente. Dei tre esso è il secondo.
Tramandato di mano in mano cerca
I fratelli dispersi: Invisibile
Ed Invincibile, attendono esso.
Essi si ricongiungeranno nel giorno
Della vittoria dell'ultimo Horcrux.

«Che significa?» chiese Regulus rileggendolo «Sono dodecasillabi a caso.»

Evan alzò un sopracciglio «Ti sei messo ad analizzare la metrica?» al che Regulus fece un gesto frivolo con la mano, come a cancellare la sua ultima affermazione «Conferma la mia teoria sugli Horcrux, ma mi dice anche dov'è un Dono Della Morte».

Regulus si grattò una guancia «Cosa diavolo è un Horcrux? E i Doni sono una favola di Beda Il Bardo, te ne rendi conto, vero?»

«Un Horcrux è il biglietto di sola andata per l'immortalità, Regulus.» spiegò Evan «Spezzi la tua anima e la racchiudi in un oggetto, così per ucciderti bisogna prima distruggere questo oggetto. È geniale.»

The Way He Looks At The Moon || Wolfstar & MalandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora